giovedì 17 luglio 2008

Il giorno della Trinità


A Los Alamos, nel paesaggio irreale del New Mexico, nei pomeriggi di temporale il cielo luccica prima di esplodere in scariche elettriche. Il 16 luglio 1945 un gruppo di fisici e di militari vide l'ignoto in una insolita detonazione: inimmaginabile, magnifico, stupendo. Tremendo. Trinity era chiamato in codice.

Ad Alamogordo, in un angolo di deserto, venne avviata una reazione a catena in cui il nucleo di un elemento fissile bombardato da neutroni si spezzò liberando altri neutroni. L'esplosione, pari allo scoppio 20 mila tonnellate di tritolo, diede origine a un triplice effetto distruttivo: un'onda d'urto generata da un'espansione violenta di gas, un'elevata emissione di calore e una ricaduta di polvere radioattiva.
Alle 5:29:45 di un lunedì mattina, il mondo era entrato nell'era atomica.

Com'era nel suo stile consueto, ieratico, Julius Robert Oppenheimer concesse una delle sue citazioni, coinvolgenti, commoventi:"Se nel cielo divampasse simultaneamente la luce di cento soli, sarebbe come lo splendore dell'Onnipotente. Sono diventato Morte, il Distruttore dei mondi".

Enrico Fermi aveva scommesso che la reazione non si sarebbe fermata, distruggendo ogni forma di vita sul pianeta. Il limite dell'esplosione invece fu di due chilometri e mezzo: un raggio perfetto. In mezzo alle grida e agli applausi, mentre Oppenheimer rispondeva alzando sopra la testa le mani nel gesto vittorioso di un pugile, Kenneth Bainbridge, responsabile del Trinity Site, che non conosceva il Canto del Signore della Baghavad Gita, si lasciò andare, francamente:"Now we are all sons of bitches."

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