lunedì 24 novembre 2008

Lo stato penoso della ricerca in Italia

 
 

Otto-nove mesi fa ho impegnato una buona fetta del mio tempo, nottate comprese, a scrivere un progetto di ricerca, partecipando ad un bando per giovani ricercatori promosso dal Ministero della Salute.

Come me, altri 1500 assegnisti e ricercatori più o meno precari si sono sforzati nel mettere insieme un progetto che prevedesse la collaborazione di diverse unità (dipartimenti universitari) operative - perché l'unione fa la forza - nel tracciare diagrammi di Gantt - terribili - e nel redigere un budget che mettesse d'accordo tutti.

La partecipazione è stata così alta, 1500 progetti in area biomedica, perché, purtroppo qui le cose vanno così, l'approvazione del progetto significa per un ricercatore precario autofinanziarsi lo stipendio per i prossimi tre anni. Come sempre si vive con scadenze a breve termine.

 
 

Bene, la settimana scorsa, bazzicando nei centri di potere romani, casualmente sono venuto a sapere che venerdì sono stati decisi i 26 progetti vincitori e che la selezione è avvenuta a più fasi: dei primi 1500 ne sono stati scremati un tot, poi un altro tot fino ad arrivare a 40 finalisti. Poi tra questi, i finanziabili 26 che naturalmente ad oggi non si sa ancora chi siano. Non che sia venuto in mente a qualcuno che forse una mail per avvertire i responsabili di progetto sullo stato di avanzamento della selezione - anche un banale "il tuo progetto non ha passato la selezione"- sarebbe stata gradita, perché quando il domani è incerto sapere quale strada non è più percorribile può essere utile.

 
 

Tacendo sulla totale mancanza di trasparenza, che cosa bisogna fare per avere un minimo di considereazione?

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