Arash e Kamiar Alaei sono due medici iraniani, due studiosi di livello internazionale che si occupano di Aids.
Sei mesi fa, alla vigilia di un vertice internazionale a Città del Messico, dove erano attesi, sparirono nel nulla. Riapparverono qualche giorno dopo: nella sezione 209 del carcere di Evin, a Teheran.
La loro colpa è stata quella di raccontare al mondo un lato oscuro del loro paese: la droga che scorre a fiumi attraverso il confine con l'Afghanistan, tossicodipendenti (3 milioni secondo le stime dei fratelli Alaei), prostitute, omosessuali infettati dall'Aids: centomila i casi. Troppo in un paese dove sesso e droga sono argomenti proibiti, e sulla finta morale di stato vigilano i Guardiani della Rivoluzione.
Dopo una confessione estorta sotto tortura e un processo sommario - non sono state formulate accuse precise contro i due fratelli come riporta Physicians for Human Rights- Arash e Kamiar sono stati condannati come nemici del popolo a 3 e 6 anni di prigione.
La loro storia è stata raccontata da Declan Butler, corrispondente di Nature, sul suo blog. In Italia, il più importante partner commerciale dell'Iran, il silenzio è assordante.
Si pensa che internet, i blogs, facebook qualcosa possano fare. Per le cinque infermiere bulgare e il medico accusati, in Libia, di aver volontariamente infettato con l'Hiv più di 400 bambini, così, in parte, è stato. C'è una petizione online che tutti possiamo firmare. Più di 3100 firme da 85 diversi paesi sono già state raccolte. Non costa nulla provarci.
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