lunedì 13 aprile 2009

Freeman Dyson l'eretico

Dice di essesi rassegnato a non riuscire a finire "Anna Karenina". Nessuno è perfetto. Nemmeno

Freeman Dyson, fisico-matematico da una vita a Princeton.

 Dopo le dichiarazioni del Cato Institute, che ha comprato una pagina di pubblicità sui grandi giornali americani per spiegare al presidente Obama che sui cambiamenti climatici si sta sbagliando, un (bell') articolo di Nicholas Dawidoff su Freeman Dyson- pubblicato sul New York Times Magazine- si è prestato a molte critiche come esempio di giornalismo poco equilibrato.

Freeman Dyson è un cane sciolto, un lupo solitario. Per lui lo scienziato non deve seguire l'ortodossia, ma essere un ribelle, un sovversivo. Ogni campo scientifico ha i suoi eretici, Kary Mullis, Peter Duesberg, Halton Arp.

Dyson è scettico riguardo la gravità dell'allarme lanciato sui cambiamenti climatici. Le sue obiezioni riguardano i modelli matematici che prevedono l'innalzamento degli oceani, eventi estremi sempre più frequenti, catastrofi: sarebbe nient'altro che scienza ignobile fatta per distrarre l'attenzione pubblica da problemi più seri e immediati. Dice che ci si dimentica troppo spesso che si sta lavorando con modelli che sono solo un'approssimazione di fenomeni complessi, e li si scambia per il vero. E la persona che reputa responsabile di questa mania è Jim Hansen, direttore del Nasa Goddard Institute, colpevole di aver fatto dell'ambientalismo un'ideologia e di accusare tutti gli scettici di essere al soldo delle multinazionali del petrolio.

Intendiamoci, Dyson non mette in dubbio che sia in atto un aumento dei livelli di CO2 causato, principalmente, da attività antropiche. Quello che non pensa è che questo sia un pericolo. Secondo lui il riscaldamento anzichè globale è un effetto locale - i luoghi freddi stanno diventanto più caldi, ma i luoghi caldi non si stanno a loro volta riscaldando. Il clima, invece, starebbe migliorando, l'aumento della CO2 e delle temperature facilitano la crescita delle foreste, la resa delle coltivazioni. - anche se forse non è proprio così. Dyson chiede evidenze, evidenze, evidenze, ma i climatologi gli rispondono che se si aspetta per raccogliere altre prove potrebbe essere troppo tardi.

E' poco più di un mese fa che Jim Hansen ha scritto sul Guardian che i cambiamenti climatici sono vicino ad un punto di non ritorno, che gli effetti saranno irreversibili se non si agisce subito per ridurre le emissioni dei combustibili fossili - descrivendo i treni che portano il carbone alle centrali come i "treni della morte". Per Dyson il carbone è una buona cosa, aiuterà i paesi in via di sviluppo a raggiungere standard di vita più accettabili.

Quel che separa Hansen e Dyson è una questione di valori - come spiega Dyson stesso -un profondo disaccordo tra chi pensa che l'uomo noh ha il diritto di sfruttare indiscriminatamente l'ambiente, di modificare la biosfera a proprio consumo e gli umanisti comeDyson, che pensano che l'ambientalismo è un lusso che si possono permettere i ricchi, che ci sono cose più impellenti e ripugnanti contro cui combattere come la guerra, la povertà, la disoccupazione.

Eppure, oggi si sa - mentre cresce l'aspettativa di vita e gli ecosistemi vengono compromessi da consumi sempre più intensi - che lo stato di salute di una popolazione è espressione sia dell'ambiente sociale che di quello naturale. Anche gli umanisti come Dyson dovrebbero ricordarlo.

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