L'Argentina è finora uno dei paesi più duramente colpiti dall'influenza suina. L'epidemia ha raggiunto il picco nella metà di luglio, quando in alcuni ospedali di Buenos Aires le sale di attesa sono state adibite a stanze per aumentare il numero di posti letto disponibili; ma si teme una seconda ondata già ad agosto quando riapriranno le scuole. Tra i paesi latino-americano è anche quello con il maggior numero di casi mortali e, a livello globale, solo gli Stati Uniti hanno registrato più fatalità.
La notizia, che è un piccolo segnale di allerta, arriva da ProMED-mail, un sistema globale di segnalazione elettronica per focolai di malattie infettive emergenti e di tossine, supportato dall'International Society for Infectious Diseases. Le analisi di due campioni raccolta da pazienti infettati ricoverati per complicanze mostrano alcune differenze genetiche nel virus. Un gruppo di ricerca della Columbia University e dell'Istituto Nazionale di Malattie Infettive argentino hanno in programma di sequenziare 150 campioni di virus per studiare con quale frequenza si presentano queste mutazioni e se sono associate a un decorso più severo dell'influenza. La cautela comunque è d'obbligo perché i virus influenzali sono soggetti ad un elevato tasso di mutazione e dunque i cambiamenti osservati potrebbero non essere significativi. Peraltro un falso allarme in proposito si era già diffuso in seguito ad lcune mutazioni riscontrate in sequenze di pazienti brasiliani.
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