Secondo una ricerca coordinata da Alison P. Galvani della Yale School of Public Health il numero di casi diminuirebbe significativamente se il vaccino fosse somministrato subito a coloro attraverso cui il contagio passa più facilmente anziché a coloro che sono a più alto rischio complicanze. Un minor numero di casi comporterebbe una minore mortalità.
Le scuole sono i luoghi dove più facilmente si trasmettono i virus e alunni e loro genitori dovrebbero quindi essere le categorie da immunizzare. I risultati della ricerca sono in contro-tendenza rispetto alle raccomandazioni del CDC e Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP):
-soggetti tra i 6 mesi e i 24 anni di età
-soggetti tra i 25 e i 65 anni di età con problemi cronici di salute
-donne incinte.
Ma sembra che a rischio maggiore di complicanze siano anche i fumatori.
Quale la miglior scelta? Per il momento il monitoraggio nell'emisfero australe - che è un buon indicatore di quello che potrebbe aspettarci quest'inverno - la febbre suina ha fatto registrare, per fortuna, pochi casi mortali. I modelli prevedevano circa 6000 fatalità ma ne sono state registrate, per il momento, 121. Nella maggior parte dei casi si guarisce in pochi giorni, eppure - ed alcuni esperti parlano di paradosso dell'influenza suina - in alcuni soggetti il virus attacca i polmoni in maniera così virulenta da tenerli per giorni nelle unità di terapia intensiva (ICU) attaccati ai respiratori in condizioni molto gravi. Anche se non mancano le buone notizie, come un farmaco sperimentale – il Relenza in forma liquida ( o IV-zanamivir, pg. 72) sviluppato non per l'influenza suina – che ha salvato la vita a un 20-enne asmatico in condizioni molto critiche.
Sembra quindi essere questo lo scenario a cui dovranno prepararsi i sistemi sanitari: la gestione della normale attività ospedaliera con l'emergenza suina che ridurrà i posti letto disponibili nelle ICU. Ed è probabile che nei prossimi mesi negli States, insieme alla riforma sanitaria su cui Obama tentenna, si discuterà molto anche su un sistema che privilegiando i ricavi taglia molti posti letto.
Vaccinazioni
Intanto il vaccino sarà disponibile da noi a metà novembre e sarà interessante vedere se i medici di famiglia saranno riluttanti, come gli inglesi (un 30% dice che rifiuterà il vaccino e un altro 30% è incerto), a farsi immunizzare. Negli US c'è una vera e propria battaglia culturale sulle vaccinazioni, tanto che il CDC sta tentando di coinvolgere i cittadini in una discussione pubblica sulla vaccinazione di massa. Ed anche un sondaggio dell'Università di Hong Kong ha evidenziato che nella metropoli, che pure è stata l'epicentro dell'emergenza SARS, tra gli operatori sanitari c'è molta diffidenza.
I numeri del President's Council of Advisors on Science and Technology
Un report del President's Council of Advisors on Science and Technology ha proposto uno scenario di come potrebbe evolvere la pandemia: circa il 50% degli americani contagiati, dei quali un numero tra i 60 e i 120 milioni con sintomi influenzali, 1.8 milioni di ricoveri ospedalieri con 30.000-90.000 decessi.
Questi numeri derivano da alcune assunzioni: (i) una rapida trasmissione del virus da persona a persona (più rapida rispetto all'influenza di stagione); (ii) un tasso di mortalità pari a quello dell'influenza stagionale.
Eppure, il tasso di mortalià dell'influenza suina è minore, di molto, rispetto a quello dell'influenza di stagione. Questo sembrerebbe uno scenario che sa di preparsi al peggio sperando nel meglio.
Ma c'è una ragione che forse spiega la paura dell'influenza suina. Le vittime dell'influenza di stagione sono normalmente gli anziani (più del 90% dei casi mortali avviene tra gli over 65) mentre la febbre suina colpisce in misura maggiore i giovani. Le statistiche del CDC dicono che l'83% dei casi mortali è avvenuto nella fascia di età 5-64 anni; il rischio nella fascia di età 0-24 anni è almeno 4 volte superiore ai 25-49enni e 20 volte superiore agli over 65. Allora se anziché contare il numero di decessi si guarda agli anni di vita persi, le cose cambiano.
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