lunedì 10 agosto 2009

Animal research

Guardate questo topolino dai lunghi baffi e lo sguardo impaurito delle cavie negli stabulari. Quindici minuti dopo essere stato paralizzato - anestetizzato e con un peso lasciato cadere sulla sua schiena - un gruppo di ricercatori dello University of Rochester Medical Center (New York) gli ha iniettato un colorante, il Brilliant Blue G. Dopo alcune settimane ha iniziato a muovere qualche incerto passo, ma non camminare. Sei settimane dopo l'inizio dell'esperimento, è stato ucciso e sezionato, per verificare lo stato della sua spina dorsale ed accertare gli effetti collaterali del Brilliant Blue G. Forse questa sostanza in futuro potrà essere utilizzata per trattare i traumi alla spina dorsale. Molto più probabilmente il sacrificio di questo topolino è stato un'inutile crudeltà.

Anche se i topi condividono con noi il 90% del patrimonio genetico, ci sono molti problemi nel trasferire agli uomini i risultati di sperimentazioni in cui hanno fatto da cavia. Innanzitutto le dosi: quando si vuole dimostrare l'efficacia di un trattamento nelle cavie si usano dosi superiori a quella tollerabile, che comporta un livello di tossicità accettabile, negli uomini. Qualunque cosa venga scoperta in test fatti su animali deve essere riscoperta nelle persone.

Nel 2006, uno studio di Daniel Hackman, della University of Toronto, pubblicato sul Journal of the American Medica Association (JAMA), faceva il punto della situazione sulla significatività pratica dei risultati di esperimenti condotti su animali. Su 76 studi pubblicati tra il 1980 e il 2000, solo 28 sono stati replicati con successo in clinical trials su volontari umani; 14 sono stati contraddetti e 34 sono rimasti non testati.

Un esempio clamoroso lo abbiamo avuto in queste settimane, quando su Nature sono stati pubblicati i risultati di una ricerca sul virus A/H1N1 condotto su furetti e scimmie che mostra come il nuovo virus si differenzia da quelli dell'influenza stagionale per la sua capacità di replicarsi nel tratto inferiore dell'apparato respiratorio. C'era davvero bisogno di questo studio condotto su animali, quando è attualmente in corso il più grande clinical trial su umani che si potesse immaginare? E quanto attendibili sono i risultati quando non si sta osservando negli uomini la stessa virulenza? Lo stesso Hackman discute le sue evidenze dicendo che bisogna essere cauti nell'estrapolare agli esseri umani i risultati ottenuti in modelli animali.

Ancora più disturbanti e difficili da giustificare sono gli esperimenti fatti sulle scimmie che sappiamo essere animali intelligenti e dotati di socialità. Sono in molti ad affermare che gli stessi risultati in campo biomedico si potrebbero ottenere con metodi alternativi, se fossero finanziati in egual misura.

L'abuso degli animali è un tutt'uno con il mancato rispetto dei diritti umani, la nostra naturale propensione a sfruttare chi è più debole. Ma per quanto ancora possiamo tollerare un sistema costruito su uno sfruttamento così rigido e abietto di tutti quegli esseri che consideriamo specie inferiori?

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