Un interessante articolo su Bloomberg su quello che gli esperti hanno ribattezzato il paradosso dell'influenza suina.
Nell'emisfero sud, in piena stagione influenzale, la febbre suina ha fatto registrare, per fortuna, pochi casi mortali, una frazione di quelli attribuiti ogni anno all'influenza che conosciamo. I modelli prevedevano circa 6000 fatalità ma ne sono state registrate, per il momento, 121. Nella maggior parte dei casi si guarisce in pochi giorni.
Eppure questi numeri confortanti mascherano una situazione preoccupante. A Christchurch, in Nuova Zelanda nel più grande ospedale dell'Isola del Sud, hanno dovuto cancellare operazioni già programmate perché la struttura non era più in grado di far fronte all'emergenza. Letti disponibili esauriti, personale sanitario ridotto. Nello scorso week-end un quarto dei posti letto nelle unità di terapia intensiva degli ospedali dell'Australia occidentale erano occupati da persone con l'influenza suina che necessitava dei ventilatori per respirare.
Ancora una volta il virus A/H1N1 sembra aver confuso le carte in tavola. Nelle unità di terapia intensiva, i ricoverati hanno un'età tra i 20 e i 50 anni con un'età media di 40 anni, la febbre suina sembra più virulenta dell'influenza di stagione, ma al di fuori degli ospedali si presenta in maniera piuttosto blanda. Un paradosso interessante.
Lo stesso Michael Osterholm, il direttore del CDC di Minneapolis, ha ammesso che quest'autunno l'arrivo della suina sarà una grossa sfida per i sistemi sanitari. E anche al WHO sono preoccupati per la rapida diffusione del virus nei prossimi mesi dove in molti paesi si prevede un raddoppio del numero dei casi ogni 3-4 giorni prima che la curva epidemica raggiunga il picco.
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