Negli Stati Uniti, secondo le statistiche del Centers for Disease Control and Prevention, metà dei casi confermati di H1N1 aveva meno di 12 anni. Fino al 24 luglio, quando d'accordo con il WHO si è smesso di contare i nuovi casi, il 60% dei contagiati aveva un'età compresa tra i 5 e i 24 anni. Un altro 20% tra i 25 e i 49 anni; solo l'1% aveva più di 65 anni. L'età mediana di chi è stato ricoverato è di 20 anni, dei casi mortali di 37 anni.
Anche nella vicina Spagna l'età mediana di chi ha avuto complicanze che hanno richiesto un ricovero ospedaliero è di 36 anni.
Un quadro epidemiologico completamente di verso da quello dell'influenza stagionale, in cui il 90% dei casi mortali riguarda gli anziani.
Perché l'A/H1N1 colpisce soprattutto i giovani? Una prima teoria puntava sul collegamento con la pandemia di spagnola, causata da un virus influenzale derivante da un ceppo dell'H1N1 a cui gli over 50 sarebbero stati esposti prima della pandemia del 1957. Ma un'analisi pubblicata la scorsa settimana sul New England Journal of Medicine ha rivelato che solo il 34% di chi è stato esposto al vecchio ceppo possiede anticorpi all'A/H1N1. Inoltre i due geni chiave H ed N sono di origine suina e, rispetto ad essi, tutte le fasce di età dovrebbero essere ugualmente vulnerabili. Eppure non è così e non si sa ancora cosa contribuisca a ridurre la virulenza negli infanti e negli anziani.
Una spiegazione potrebbe risiedere in una reazione anomala del sistema immunitario in persone e che a contatto con un virus nuovo hanno una risposta immunitaria eccessiva ("tempesta di citochine"); o forse i casi mortali sono più concentrati negli adulti/giovani-adulti perché queste sono le categorie che mostrano un maggior tasso di condizioni mediche come asma, diabete, cardiomiopatie che rendono più pericoloso l'A/H1N1.
1 commento:
quello che stavo cercando, grazie
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