lunedì 30 agosto 2010

Disperatamente bisognosi di cure

Il 23 dicembre 1971, il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon firmava il National Cancer Act dichiarando ufficialmente aperta la guerra al cancro e promettendo che la malattia del secolo sarebbe stata debellata in 5 anni. Da allora il solo National Cancer Institute americano ha investito qualcosa come 100 miliardi di dollari, e la vittoria finale oggi è prevista per il 2015...

La domanda più generale che si sono posti su Newsweek è perché poche scoperte mediche si concretizzano in cure? Tra il 2006 e il 2009 la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato 74 nuovi farmaci (contro i 157 del 1996-1999), e tra questi nessuno è mirato alla cura del morbo di Alzheimer, del Parkinson, del tumore del pancreas o del polmone.

Una storia esemplificativa di come spesso nel mondo della ricerca biomedica ci sia poca coordinazione è quella di Hynda Kleinman che al National Institutes of Health americano scoprì nel 2004 una molecola in grado, nei modelli animali, di bloccare le metastasi di melanoma ai polmoni ed altri organi. La ricerca sull'A5G27, questo il nome della molecola, non andò oltre quella scoperta; la Kleinman racconta che in quel momento all'NIH non c'era molto sostegno per la ricerca sul cancro e così non ci fu uno sviluppo verso una sperimentazione farmacologica (esempio che fa capire anche quanto tempo e quanti soldi si buttino via nello studio su modelli animali, già ampiamente criticati in quanto, nella ricerca sul cancro, non costituiscono un modello valido per l'organismo umano).

Se si pensa che solo lo 0.6% della nuove molecole viene approvato dalla FDA non si fa fatica a credere che la ricerca biomedica realemente innovativa è raramente finanziata perché rischiosa. I progetti che hanno maggiore chance di finanziamento sono infatti quelli finalizzati a migliorare la risposta, in termini di sopravvivenza, di trattamenti già presenti sul mercato.

Per superare questo ostacolo "cooperation" dovrebbe essere la parola magica. Spiega Bruce Bloom - della Partnership for Cures Foundation che sostiene la ricerca sui nuovi impieghi di farmaci già esistenti - che ci sono migliaia di ricercatori che lavorano esattamente alla stessa cosa e che non possono e non hanno la volontà di collaborare per paura di mettere a rischio finanziamenti, brevetti e pubblicazioni. Eppure:"Look at the progress open-source software has made in IT. Imagine the progress open-source research could make in biomedicine." Anche se esempi di ricerca biomedica open source non mancano, come The Synaptic Leap.

Ma forse non bisognerebbe dimenticare che nonostante la nostra disperata ricerca di cure e la tendenza a prevedere il successo nella battaglia contro le malattie in termini di trattamenti medici, sono invece, spesso, la prevenzione e la diagnosi precoce ad avere un effetto molto più significativo.

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