Nell'agosto del 1945 le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, le loro strade, le loro vite, furono spazzate via in un attimo dalla Bomba. Sessantacinque anni dopo, i sopravvissuti, gli hibakusha, stanno entrando nella storia, portando definitivamente via con sé ferite eterne e la forza della testimonianza. Per me che sono nato molto tempo dopo in un'altra parte del mondo, la forza distruttiva dell'atomo e della Bomba è arrivata dalle immagini. Le immagini molto più che le parole.
Una notte di 8 anni fa, a Watertown, Massachussetts, un uomo stava portando a spasso il suo cane quando vide, davanti a una vecchia casa, un mucchio di rifiuti: materassi, scatole, lampade rotte. In mezzo a tutta quella roba notò una valigetta malridotta; la prese, la aprì e fu sorpreso nello scoprire che era piena di fotografie in bianco e nero. Fu ancora più stupito quando vide che erano scatti di case devastate, ponti distrutti, travi contorte. Sembravano le fotografie di una città annientata. Chiuse in fretta la valigetta e tornò a casa portandosela via.
Seduto al tavolo della cucina, continuava a guardare quelle fotografie per cercare conferma ai suoi sospetti. Aveva sotto gli occhi qualcosa che nessuno aveva mai visto prima: gli effetti della Bomba. Stava guardando Hiroshima.
L'articolo su Design Observer e una slideshow di 100 delle 701 fotografie ritrovate.
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