venerdì 13 agosto 2010

I nuovi superbatteri resistenti agli antibiotici

Gli antibiotici hanno rappresentato una delle scoperte mediche più importanti. In un articolo sul Guardian, David Livermore ricorda che sua nonna parterna morì in seguito a un'operazione di appendicite, a causa delle infezioni che la medicina nell'era pre-penicillina non sapeva curare.

Chi è David Livermore? David Livermore dirige la Health Protection Agency Centre for Infections inglese ed è uno dei co-autori di un articolo pubblicato su Lancet Infectious Diseases che sta facendo molto discutere e sta creando anche un caso politico tra il Regno Unito e l'India.

Partiamo dall'inizio. L'articolo su Lancet Infectious Disease riporta quasi 200 casi di infezioni da batteri portatori di New Delhi metallo-ß-lactamase-1, meglio noto con l'acronimo NDM-1. Si tratta di un enzima che conferisce resistenza antibiotica ad un ceppo di batteri detti Gram negativi.

Piccolo passo indietro. Un modo per classificare i batteri avviene sulla base della loro membrana cellulare. Alcuni batteri hanno una sola membrana cellulare (Gram positivi) mentre altri ne hanno una doppia (Gram negativi). La presenza di una singola o una doppia membrana è importante per capire il meccanismo di resistenza agli antibiotici. La membrana doppia dei Gram negativi rappresenta un ostacolo maggiore per i farmaci e dunque sviluppare antibiotici efficaci è molto più complesso.

Per questo l'enzima che conferisce resitenza a batteri Gram negativi - come E. Coli, che causa infezioni urinarie, e K. Pneumoniae - anche alla classe di antibiotici chiamati carbapenemici
desta particolare preoccupazione. I carbapenemici sono infatti antibiotici di ultima generazione, generalmente utilizzati nelle infezioni più gravi come ultima risorsa.

Questo enzima, che ha il potenziale per essere resistente a tutti gli attuali antibiotici, così come ai nuovi antibiotici che possono entrare nel mercato nel prossimo futuro, è espresso da un gene che può facilmente passare da un ceppo di batteri ad un altro attraverso un trasferimento genico orizzontale e se viene ospitato da un batterio già resistente agli antibiotici, il rischio è quello che gravi infezioni passino da paziente a paziente .

Quanto è probabile che questi super batteri si diffondano? L'allarme lanciato su Lancet Infectious Disease è proprio legato al fatto che si stanno diffondendo nel continente sub indiano. L'India è infatti uno dei paesi con il più alto consumo di antibiotici (cosa che da anni alcuni ricercatori indiani denunciano) e di qui passano nel mondo occidentale in particolare attraverso il cosiddetto turismo della salute, un settore in crescita, soprattutto in UK, legato principalmente a trattamenti di chirurgia estetica, ma che potrebbe rappresentare in futuro una soluzione conveniente per far risparmiare la sanità pubblica e accorciare le liste di attesa. Infatti, almeno 17 dei 37 casi inglesi, riportati su Lancet Infectious Disease, avevano alle spalle un viaggio in India o in Pakistan e 14 di loro erano stati ricoverati in un ospedale di questi paesi, dove si erano recati per interventi di chirurgia estetica.

Per il momento l'unica soluzione a questo che potrebbe diventare un grave problema di salute globale è la sorveglianza, attraverso l'individuazione e l'isolamento dei pazienti infetti, la disinfezione delle attrezzature ospedaliere e ovviamente procedure accurate di igiene negli ospedali. Consiglio di buona pratica, quest'ultimo, non così scontato.

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