domenica 19 dicembre 2010

Gli esclusi

Leggevo l'editoriale di Irene Tinagli secondo cui l'Italia è un paese aggrappato alla difesa dell'esistente proprio come il suo governo è aggrappato al potere.

tante delle proteste che negli ultimi mesi hanno scosso l’Italia non sono proteste alimentate dalla sete di quel cambiamento che stenta ad affermarsi [...]

Per i cittadini di Terzigno e Boscoreale la battaglia si gioca a Cava Vitiello, per gli anti-Tav piemontesi l’orizzonte si ferma in Val di Susa, nella baita costruita in difesa della loro Valle. E mentre gli operai di Pomigliano o di Lesmo salgono sui tetti dei capannoni per contrastare riorganizzazioni aziendali che mettono a rischio i loro posti, gli allevatori invadono le strade di trattori per non pagare le multe, e anche i ricercatori si arrampicano sul tetto delle università per difendere i loro contratti. 
Ognuno di loro ha un fantasma da combattere, che non è solo il governo, ma è, a seconda dei casi, l’Unione europea, l’euro, la globalizzazione, la competizione dei lavoratori asiatici o degli scienziati stranieri. Ognuno vorrebbe più o meno segretamente potersi proteggere da queste minacce, chiedere al Governo di spendere un po’ di più per neutralizzarle, perché facciano meno paura e generino meno disagio. 

Mettendo insieme i cittadini di Terzigno con gli allevatori difesi dalla Lega, gli operai di Pomigliano e i ricercatori universitari il rischio di fare confusione è alto.

Vi parlo di quello che conosco meglio, dei ricercatori universitari che in comune con i lavoratori di Pomigliano o Lesmo mi pare abbiano solo il gesto di protesta (oltre alla nausea per la politica): salire sui tetti per rendersi visibili.
Protestando contro la riforma Gelmini, i ricercatori non difendono i loro contratti e magari ci fosse la concorrenza di ricercatori stranieri! vorrebbe dire che finalmente il merito sarebbe entrato negli atenei per la porta principale; vorrebbe dire che ci sarebbero misure di reclutamento e certezze di carriera paragonabili alle università estere.

Per mesi si è protestato pacificamente contro il ddl Gelmini, per mesi si è chiesto di essere ascoltati e sono state proposte modifiche al testo di legge (Rete29 aprile) per tenere conto delle esigenze dei precari e di chi in Università lavora, ponendo il problema cruciale della corretta rappresentanza di tutte le componenti universitarie nei diversi livelli di gestione di fatto avanzando un modello di Università pubblica.
Responsabilmente i ricercatori hanno rifiutato una ope legis, un avanzamento automatico di carriera stabilito per legge nel momento in cui il ruolo di ricercatore andrà ad esaurimento. Altro che difesa dei propri contratti! 
La difesa è quella di un'idea di Università pubblica e libera che il ddl Gelmini smantellerà. Avete presente l'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova? quello che doveva diventare il MIT italiano? quello che avrebbe attratto decine, centinaia di ricercatori italiani e stranieri? il cui modello di governance è stato preso ad esempio dal ddl Gelmini da replicare negli atenei? Nella realtà è un carrozzone che produce poco e si mangia molti fondi pubblici! Non dimentichiamo che la produttività scientifica delle università italiane è di buon livello.

Per questo il problema dell’Italia, quello vero, non è tanto se continuerà a governare Berlusconi o qualcun altro, il problema vero, per chiunque si troverà in mano il Paese, sarà affrontare senza ipocrisie e populismi queste paure così radicate tra i cittadini, ed indicare un obiettivo che dia il coraggio a milioni di italiani di guardare oltre la siepe e fare il salto

Il problema a mio parere non è tanto capire che ci sarà bisogno di fare sacrifici in vista di un obiettivo comune, ma come ripartire questi sacrifici in maniera equa su tutti. Perché la sensazione è che i sacrifici siano sopportati sempre dai soliti: i precari che continueranno a non avere il posto di lavoro (mentre amici e parenti di sindaci e governatori vengono assunti senza problema), i cittadini di Terzigno, già socialmente svantaggiati, che si devono sobbarcare tutto il peso di una cattiva gestione dei rifiuti. E' una questione di buon senso oltre che di giustizia sociale: i sacrifici in qualche maniera devono essere compensati. 

E invece ci troviamo politici ottusi che si rifiutano di ascoltare, che non sanno o non vogliono vedere e capire le trasformazioni del paese cui hanno contribuito, che chiedono gli arresti preventivi per impedire manifestazioni violente o denunciano le infiltrazioni della camorra tra i cittadini di Terzigno. Lo "spettacolo" del ministro La Russa ad Annozero è significativo: è la reazione inadeguata di chi continua a ragionare con le categorie del passato, di chi non ha contatto con la realtà ma pensa che tutto sia rimasto come negli anni '70. Come anche le proteste degli iscritti al PD sul sito del partito contro le dichiarazioni con cui Bersani liquida le primarie e si dice favorevole a un'alleanza con Fini ("Segretario tu ci ringrazi ma i commenti li leggi o guardi solo le figure?").
La protesta che scende nelle piazze e occupa i monumenti è qualcosa di diverso ed è  fatta anche da chi si sente un escluso dalla società, che parla attraverso i tanti strumenti di cui dispone ma non è ascoltato. 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bei tempi quando sulla Stampa scriveva Barbara Spinelli anzichè Irene Tinagli