lunedì 13 dicembre 2010

Haiti is crying


The Borgne Emergency Ad Hoc Cholera Treatment Facility, Nov 22nd (Operational Biosurveillance)

 
 

Non si vede la fine dell'epidemia ad Haiti. I numeri continuano a crescere. Le stime dell'Haiti Epidemic Advisory System (meno conservative di quelle del Pan American Health Organization) arrivano a 800.000 casi. E i racconti che arrivano da quella terra qualche volta sono brutti, altre sono racconti di speranza come questo:

The good news is that we did not lose any cholera patients last night. I thought that three patients could have died late last night, but somehow they pulled through. (Two of the three appeared deceased last night when I checked on them...an old man and a 24 year old girl lying on cots next to each other. Both got fluids poured into them.)

Per il momento si può dire che il colera non discrimina tra uomini e donne o tra giovani e vecchi: la linea sottile tra il vivere e il morire divide però i poveri dai ricchi. A proposito: ecco un articolo sulla visita ad Haiti di Sarah Palin ed altre celebrities: Sarah Palin and other celebrities' visits to Haiti are nothing but poverty porn.

L'altra notizia della settimana è la pubblicazione di un articolo sul New England sull'origine dell'epidemia di colera. Come si legge nelle conclusioni: l'epidemia di Haiti si è probabilmente sviluppata da un ceppo di V. Cholerae proveniente da una fonte geograficamente lontana, dunque introdotto dall'uomo. L'analisi genetica infatti mostra che vi è una stretta relazione tra i campioni prelevati ad Haiti e la variante El Tor O1 isolata in Bangladesh nel 2002 e nel 2008.

Ma l'articolo dice anche altro e non sono buone notizie: quella diffusasi è una variante resistente agli antibiotici con un grado maggiore di patogenicità che molto probabilmente sostituirà i ceppi di V. cholerae presenti nell'America del Sud.

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