lunedì 8 agosto 2011

Somalia: carestia

La gente erra per il paese, avendo abbandonato la loro città o il loro villaggio. Il loro stato è facilmente riconoscibile : occhi profondamente infossati, volti smorti, labbra coperte di schiuma; la mascella inferiore è sporgente, le ossa bucano la pelle, il ventre pende come un sacco vuoto; alcuni piangono e urlano per la fame; altri giacciono agonizzanti in terra. (Braudel,  Civiltà materiale, economia e capitalismo, Torino 1993)
E' la descrizione della grande carestia che colpì l'India nel 1630-31 nelle parole di un mercante olandese
Fanno impressione oggi, nell'anno 2011,  le immagini che arrivano dalla Somalia di una realtà non troppo diversa.
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(London Evening Post, 30.07.11)

Secondo la definizione delle Nazioni Unite, c'è carestia quando:
1. almeno il 20% delle famiglie lamenta un'estrema carenza di cibo (meno di 4 litri di acqua e 2100 kcal al giorno) e la completa mancanza di mezzi per  farvi fronte;
2. il tasso di malnutrizione acuta supera il 30% e muoiono più di due persone al giorno ogni 10.000 persone (una media di popolazione).

I numeri della Somalia sono impietosi 
Dal Morbidity and Mortality Weekly Report del CDC americano risulta che la prevalenza di malnutrizione acuta varia tra il 39% e il 55% bel al di sopra della soglia del 30%.
Ogni 10.000 persone, muoiono ogni giorno un numero variabile tra i 4 e i 20 bambini sotto i 5 anni. Per avere un'idea di cosa significhi questo ordine di grandezza,  il FSNUA (Food Security and Nutrition Analysis Unit) ha stimato che un tasso di mortalità giornaliero di 13 bambini sotto i 5 anni ogni 10.000 persone equivale ad avere una mortalità del 10% dei bambini ogni 11 settimane, poco più di 2 mesi, 

Everett Rosenfeld dal TIME's Global Spin blog spiega le sfide che il World Food Programme (WFP) si trova ad affrontare per portare cibo alla popolazione somala:

     Nella sola Mogadiscio, il WFP nutre oltre 300.000 persone ogni giorno, ma molte delle zone nella parte meridionale del paese non sono raggiungibili  dagli operatori umanitari perché il gruppo islamico Al-Shabaab ha in gran parte impedito ogni aiuto nell'ultimo anno e mezzo.
      Secondo il portavoce del WFP ci sono ora delle possibilità di intervento in zone che finora sono state inaccessibili. E' una situazione irregolare e complessa che rende variabili da zona a zona la possibilità di portare assistenza.
     Il sentimento anti-occidentale non si limita alla minaccia di impedire la distribuzione degli aiuti nelle  aree controllate da Al-Shabaab, ma nella stessa capitale Mogadiscio. Il WFP ha dovuto adeguare il suo programma standard di fornitura di razioni mensili provvedendo a distribuire razioni quotidiane attraverso degli appositi centri di alimentazione.  "A volte sarebbe pericoloso per le persone a portare a casa cibo: potrebbero venire derubate o punite per averlo accettato."  Ma con questi centri di alimentazione e dei centri più specializzati che forniscono integrazioni alimentari destinati ai bambini malnutriti e alle donne in gravidanza o in  allattamento, il WFP è in grado di raggiungere gran parte dei bisognosi.

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