martedì 16 gennaio 2007

WikiLeaks, documenti segreti

Wikileaks Avete mai immaginato di essere Bob Woodward mentre incontra il suo informatore nel parcheggio di Rosslyn in Tutti gli uomini del presidente? Cliccate www.wikileaks.org e vi ritroverete davanti un mondo gocciolante dentro una clessidra sopra una massima del Siddharta ed un’impegnativa frase di Daniel Ellsberg, l'analista che passò al New York Times i piani delle attività militari americane nella guerra in Vietnam:
"Eravamo giusti, eravamo folli, eravamo arroganti, ma avevamo ragione".

Wikileaks è stato realizzato da un gruppo di dissidenti politici- molti cinesi- crittografi e matematici.
Almeno nelle intenzioni è uno spazio in cui pubblicare i documenti proibiti dietro i quali si nasconde la politica dei regimi autoritari e le testimonianze che svelano i comportamenti poco etici dei governi democratici e delle corporations. Il tutto garantendo la non tracciabilità e l'anonimato mediante versioni ad hoc di alcune Privacy Enhancing Technologies (Freenet, The Onion Routing e PGP). Immaginate una stanza piena di gente – spiega Bruce Schneier su New Scientist – in cui molte persone si passano delle buste. Come si fa a sapere da dove è partita ogni busta?”.
Un posto sicuro soprattutto per i bloggers cinesi che, accusati di diffondere “parole irresponsabili che allarmano il governo", potrebbero presto venire schedati nel loro paese.

Nel mirino di WikiLeaks ci sono i regimi oppressivi asiatici, quelli del medio oriente, la Russia e l’Africa sub-sahariana. Fino a qualche giorno fa era espressamente citata la Cina, ma il sito è ancora seduto in sala trucco e si sta dando gli ultimi ritocchi.

Gli organizzatori dicono di aver raccolto più di 1.2 milioni di documenti scottanti. Per il momento se ne trova uno sulla disastrosa situazione della Somalia. Un documento postato da una fonte cinese - nel quale il capo delle corti islamiche Sheik Aweys proclama segretamente una Repubblica Islamica e propugna una strategia terroristica- insieme ad una analisi sulla sua genuinità (data per molto probabile).

Non esiste un indirizzo editoriale né una redazione che controlli i documenti ricevuti. E' proprio questo fatto a sollevare le maggiori critiche all’iniziativa: sempre su New Scientist, per Steven Aftergood, capo della Federation of American Scientists’ Project on Government Secrecy, è facile prevedere molti falsi allarmi, documenti fabricati ad arte, l'inserimento di immagini offensive. Oltre al fatto che gli stati democratici si danno delle regole riguardo la diffusione dei documenti governativi, e violare quegli standard, anziché ridiscuterli, può minare il processo democratico.

Da parte dei fodatori di WikiLeaks c'è invece la convinzione che si possa contare sul valore dell'intelligenza collettiva, di una società civile elettronica che eserciti dal basso il controllo e la revisione dei documenti mediante un dibattito democratico e aperto attraverso il quale partecipare attivamente all’etica pubblica. Lo cantava anche Gaber in una sua canzone che la democrazia è partecipazione.

Il vecchio mondo delle cortine di ferro e dei segreti di stato ha il tempo contato?



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