domenica 8 giugno 2008

Panis angelicus

Foodcrisis2

Si è finalmente concluso il vertice della FAO sulla crisi alimentare mondiale.
Mentre a Lima le donne scendono in strada percuotendo le pentole vuote, in Messico gridano il diritto di comprare la tortilla a prezzi accessibili, sulle poltrone romane si sono intrecciate le chiacchiere dei Grandi: vaghe promesse su investimenti nell' agricoltura, aiuti internazionali e "biotecnologie", la parola magica.


La spiegazione ufficiale per la crisi alimentare sta in poche parole: bio-combustibili, il prezzo del petrolio, i paesi emergenti e la crescente urbanizzazione, i cambiamenti climatici.


Haiti è la cartina di tornasole di come non sia solo questo. Haiti è il ritratto di Dorian Gray di un Occidente dal volto prosperoso. Il paese che ha conosciuto le torture di uno dei macellai della storia è al secondo posto nella classifica ONU degli stati a forti disuguaglianze sociali. E' il paese meno sviluppato dell'emisfero occidentale, dove la stragrande maggioranza della popolazione prova a sopravvivere con poco più di un dollaro al giorno. Ma non è un paese povero per tutti. I milionari haitiani vivono una vita che negli slums migliaia di baraccati non possono nemmeno immaginare.


"Ciò che distrugge questo paese è che non si può comprare nulla. I prezzi sono troppo alti e ci stanno uccidendo." Mark Schuller, antropologo all'Università di California ha raccolto alcune interviste nelle strade di Port-au-Prince. Sylvie, che è stata licenziata da un'azienda agricola, ha la sua spiegazione per la fame che stringe il paese, e non tira in ballo la resa dei prodotti agricoli, la crescita smisurata della Cina. E' più semplice:"Haiti soffre la mancanza di cibo, non perché di cibo non ce ne sia, no! Ma perché i ricchi non capiscono i poveri".


Le possibili soluzioni prospettate dalla FAO non faranno che aumentare la dipendenza dei paesi poveri dagli aiuti e dalle importazioni, e arricchiranno le tasche di quelle compagnie che stanno affamando il mondo. Di quel che non si è parlato alla FAO, delle debolezze strutturali di un sistema di produzione, della distribuzione e del consumo di cibo, Raj Patel tratta nel suo libro Stuff and Starved. Si fanno i nomi delle corporazioni che ci suggeriscono cosa e come mangiare, di chi promuove un sistema fondato sul libero commercio che si è dimostrato iniquo. Sono le stesse persone che magnificano i vantaggi degli OGM come soluzione alla fame nel mondo. Voi vi fidate?

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