mercoledì 11 giugno 2008

Miller, tutta la mia vita...

Sembra la scena finale di un film. L'amaro bilancio che ci tocca.
Lui è il grande Henry Miller.






Ahh, adesso riconosco. Adesso so dove sono, e chi sono io.
In quel buco di merda di New York, dove sono nato.
Fame, umiliazioni, disperazione, frustrazioni... ogni dannata cosa.
E miseria. In tutte quelle stramaledette strade non c'era che miseria, niente altro che mostruosità.


Certo, era la New York di quando stavo nascendo, quella che non conoscevo ancora. Poi quando ho cominciato a esplorarla era già una città diversa, persino più orribile. E si fa ogni volta peggiore. Oggi credo che sia la città più brutta, lurida, merdosa del mondo.


Quando ero bambino, non c'era nessuna di tutte quelle cose che ci sono oggi- il telefono, le auto...noo, niente. Era piuttosto originale. Qualche palazzo aveva anche i colori. Poi col tempo, per me, è diventata sempre più orribile. Quando penso al ponte di Brooklyn, quando era l'unico ponte...quante volte ho attraversato quel ponte, a pancia vuota, avanti e indietro, per elemosinare qualcosa, mai avuto niente...a vendere giornali a Times Square, a mendicare a Broadway. Ogni tanto tornavo a casa con 10 centesimi.


Non c'è da meravigliarsi se ho avuto tanti di questi incubi in tutta la mia vita. Non so come ho fatto a sopravvivere, a rimanere in me. Anche adesso non so se sono sveglio o sto sognando. Tutta la mia vita mi sembra un lungo sogno attraversato da incubi.

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