lunedì 7 luglio 2008

Brividi caldi alla redazione de Il Foglio

Il Foglio, il giornale - con un bel sito web - diretto da Giuliano Ferrara, ha lanciato una rubrica estiva: Brivido Caldo, "ispirata da quell'ecoscetticismo ragionevole ritrovato in tanti scienziati, esperti e studiosi che non assumono come verità i dati troppe volte parziali citati da chi – lanciando allarmi spesso falsi o esagerati – non gioca mai a carte scoperte."

Chi sarebbero questi bluffatori della climatologia?
Prima di capirlo, diamo una mano a rialzarsi alla rubrica scivolata sui ghiacci della Groenlandia citando un articolo recentemente pubblicato su Science: "ora c'è un nuovo studio pubblicato dalla rivista Science – e ripreso ieri dal New York Times – che dice quel che gli ecoscettici sostengono da sempre: il livello dei ghiacci è sempre più o meno lo stesso ed essi si assottigliano, com'è normale che sia, soltanto in estate e limitatamente." Bastava leggere meglio l'articolo del New York Times o la notizia riportata su New Scientist per capire meglio i risultati della ricerca. Dopotutto le conclusioni e le (molte) critiche che lo studio ha ricevuto fanno parte del normale dibattito scientifico che non è a senso unico.

Invece, un altro studio recente pubblicato ad un gruppo di sociologi su Environmental Politics ha riportato che il 92% dei libri pubblicati dal 1972 al 2005 che hanno messo in discussione la serietà dei problemi ambientali sono legati a think tank conservatori come l'American Enterprise Institute o il Marshall Institute, a cui è affiliato Fred Singers di cui Il Foglio pubblica una intervista, il Cato Institute, l'Hoover Foundation etc.. Una rete di corporations e fondazioni finanziate da ideologhi di ultrareazionari come Richard Mellon Scaife.
L'autoritratto che propagandano dell'emarginato (dal mainstream scientifico) David che combatte contro il potente Golia ambientalista è solo fumo negli occhi. Attaccare la scienza è un mezzo per gettare discredito sull'intero movimento ambientalista e il loro successo si misura attraverso il debole impegno americano in una politica di tutela ambientale.

Lo scetticismo ambientalista è nato negli US - che peraltro è il paese in cui è più forte - ed è esploso dopo la fine della guerra fredda, con l'emergenza ambientale globale salita alla ribalta al Summit di Rio de Janeiro nel 1992. E' un movimento reazionario creatosi all'interno del movimento conservatore che per legittimare la sua politica anti-ambientalista ricorre alla scienza... come può, ovviamente, e cioè pubblicando libri ovvero evitando il processo di peer review a cui devono sottostare gli articoli scientifici.

Quel che è da ammirare negli scettici è sicuramente l'audacia della loro tattica. L'attacco che fanno è diretto all'unica cosa sui cui il movimento ambientalista si regge, la scienza, per rigettare in toto la sua fondatezza. Usano il linguaggio della scienza per screditarla e spostare le priorità su considerazioni economiche -come fa Bjon Lomborg, intervistato anche lui da Il Foglio, che non nega i cambiamenti climatici, ma dice che è inutile agire. Se convinci la gente che i benefici di una politica ambientale severa sono dubbi mentre i costi sono una certezza, allora lo "spauracchio verde" servirà a spazzare via antipatiche regolamentazioni, in nome del libero commercio, e sollevare le corporations dalle loro responsabilità.

E' lungo ma interessante l'articolo di Jacques, PJ, Dunlap, RE and Freeman, M. The organisation of denial: Conservative think tanks and environmental scepticism. Environmental Politics 17:349 - 385, 2008 e soprattutto lancia il messaggio che se non c'è chiarezza su chi sono gli attori in scena, non riusciamo a valutare la loro credibilità.

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