venerdì 22 maggio 2009

Febbre suina: è pandemia?

Tecnicamente con 11.034 casi confermati da analisi di laboratorio (85 decessi) in 41 paesi, l'A/H1N1 rientra nel criterio di definizione di pandemia (un'epidemia viene definita pandemia in base al criterio geografico della diffusione del virus in due continenti). La nuova influenza suina continua diffondersi rapidamente in Asia, anche nel Giappone ossessionato dall'igiene, in Europa e negli States - l'ultimo aggiornamento del CDC è di 5.764 casi (con 173 ospedalizzazioni) in 47 stati, ma lo stesso CDC stima che potrebbero attualmente esserci più di 100.000 persone infettate.

 Nell'assemblea annuale del WHO, che si è tenuta a Ginevra dal 18 al 22 maggio, ed è stata più breve del solito proprio a causa l'emergenza A/H1N1, si è molto discusso sull'opportunità ao meno di elevare l'allerta al livello massimo, anche se il WHO ha dichiarato che si aspetta che i piani nazionali di sanità pubblica non dipendano dal fatto di essere al livello 5 o al livello 6. Su richiesta inglese e giapponese è stato proposto di considerare anche la virulenza come elemento di valutazione. Le preoccupazioni dei paesi membri sono largamente dettate da considerazioni economiche e politiche. Margaret Chan, direttore del WHO, a cui il New York Times ha dedicato un bel ritratto, ha comunque ricordato che gravità e impatto di un'epidemia non possono essere valutati a livello globale. Gli effetti variano da paese a paese, e all'interno di uno stesso paese tra strati di popolazione differenti.

 Tutta via sulla definizione di pandemia non c'è accordo univoconeanche tra virologi e microbiologi. E' corretto preoccuparsi di non chiamare pandemia una pandemia (secondo la definizione finora accettata) solo perché non c'è il carattere di virulenza? Se la preoccupazione è quella di evitare il panico tra le gente sarebbe più semplice spiegare il significato di pandemia. Come hanno scritto,polemicamenteJody Lanard e Peter Sandman (consulenti e comunicatori del rischio), se il WHO decide di non definire pandemia l'attuale pandemia di influenza suina in corso, perché si presenta in forma lieve, allora dovrebbe dichiarare che anche le pandemie del 1957 e del 1968 non furono tali, e che l'unica pandemia di influenza verificatasi nel '900 è stata la Spagnola. Bisognerebbe rivedere la lista delle pandemie pre-1918 per ridefinire gli eventi considerati realmente pandemie in maniera tale da permettere di ricalcolarne il numero atteso in un secolo. Più pragmaticamente la decisione non sarebbe saggia per il semplicemotivo che la gravità di un'epidemia è imprevedibile e i piani di sanità pubblica devono guardare anche al possibile sviluppo dei focolai. Del resto Richard Besser, direttore dei CDCs, ha dichiarato che le misure sanitarie introdotte in US sono quelle che verrebbero prese per fronteggiare una pandemia.

 Non solo i numeri ma anche gli elementi epidemiologici fanno assomigliare l'A/H1N1 ad una pandemia piuttosto che ad un'influenza di stagione. Mentre nella normale influenza il rischio di mortalità in una persona sana over 65 di morire è circa 100 volte quello di una persona sana nella fascia d'età 5-49 anni, le pandemie di influenza causano una percentuale maggiore di casi gravi nei giovani. Un pattern che sembrerebbe già evidenziarsi: negli US su 173 casi che hanno richiesto ospedalizzazione più della metà avevano un'età tra i 5 e i 24 anni. Anche in Messico i casi mortali hanno riguardato la fascia d'età meno a rischio.

 Al momento gli sforzi di molti paesi sembrano essere concentrati su come evitare l'innalzamento dell'allerta piuttosto che a dare una mano ai paesi del Terzo Mondo nel prepararsi alla pandemia. All'assemblea del WHO, il ministro della sanità del Tonga ha dichiarato che è una fortuna che il nuovo virus sia partito dai paesi ricchi: "Somehow, somebody decided to start this epidemic in very rich countries ..." Chissà. Ne va anche della credibilità del WHO non cedere alle pressioni politiche. Come osserva il corrispondente di Nature Declan Butler :"it is time to call a pandemic a pandemic."


Osservazioni conclusive di Margaret Chan all'assemblea annuale del WHO

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