Sssssh, e adesso non facciamo troppo rumore che Ida dorme. Si è addormentata 47 milioni di anni fa, protetta dagli scisti bituminosi, nel Pozzo di Messel, vicino a Francoforte: un luogo che per le sue caratteristiche geologiche rappresenta il più grande campionario di flora e fauna dell'Eocene. Ed è considerata l'antenato comune tra i primati e i mammiferi: una nostra pro pro pro pro....pro zia.
La presentazione ufficiale è avvenuta ieri (19 maggio) al Museo di Storia Naturale di New York, anche se Ida è stata scoperta nel 1983 da un cacciatore di fossili (la cui identità non è stata rivelata) ed ha fatto parte di una collezione privata fino a quando è stata acquistata dall'Università di Oslo. La si sta studiando, in gran segreto, da due anni.
La meraviglia è che il suo corpicino, grande quanto una marmotta, è integro nel 95% delle parti. Probabilmente assomigliava ad un lemure - la coda, le zampe posteriori- ma presenta anche caratteristiche tipiche della specie umana e delle scimmie: il pollice opponibile e le unghie al posto degli artigli. Il suo nome scientifico è Darwinius masillae (si tratta di un nuovo genere) e secondo gli autori della ricerca è la prova che corrobora la teoria dell'evoluzione di Darwin. Anche se non tutti sono concordi su questa affermazione.
The image is Fig. S6 of Franzen JL, Gingerich PD, Habersetzer J, Hurum JH, von Koenigswald W, et al. 2009 Complete Primate Skeleton from the Middle Eocene of Messel in Germany: Morphology and Paleobiology. PLoS ONE 4(5): e5723.
Ad avere colto un po' di sorpresa, e un po' di fastidio, è stato il modo scelto per divulgare la scoperta. Normalmente i ricercatori sottomettono i risultati del loro lavoro alla comunità scientifica che si prende i suoi tempi per valutarne la significatività. Nel caso di Ida, a poche ore dalla pubblicazione della ricerca, c'è stata una poco usuale conferenza stampa di presentazione ufficiale al Museo di Storia Naturale di New York, un documentario, attesissimo, prodotto da Richard Attenborough, ed è già pronto un libro. Oltre al sito web interattivo. Un esempio di spettacolarizzazione della ricerca? La cosa piacevolmente sorprendente però riguarda la scelta della rivista.
Una ricerca di tale impatto generalmente ci si aspetta di leggerla su Nature o Science, i due colossi dell'editoria scientifica, mentre è stata pubblicata su Plos One (ed è accessibile a tutti), la rivista generalista dalla Public Library of Science, l'organizzazione sostenitrice dell'open access che, oltre al processo di peer review dei referee, che garantisce il rigore scientifico degli articoli, sperimenta anche la open peer review in base alla quale i lettori possono partecipare, commentando, al miglioramento dei contenuti. Dopotutto, come ha affermato Jørn Hurum, il coordinatore della ricerca: "I'm paid by the tax payers of Norway to do this research. I'm not paid by Nature or Science and still they charge money for other people to read my scientific results"
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