mercoledì 3 giugno 2009

Gli spin doctors dell'industria chimica

Il bisfenolo A (BPA) è una sostanza chimica usata nella produzione del policarbonato, la plastica utilizzata per i recipienti ad uso alimentare come le lattine, i contenitori per il vino, i barattoli - anche quelli per il latte in polvere per neonati - i biberon, i contenitori per microonde, i piatti e i bicchieri di plastica, etc.  

In piccole quantità questa sostanza può migrare nei cibi e nelle bevande conservati nei recipienti che la contengono, e un numero crescente di studi negli ultimi anni ha collegato l'esposizione a BPA a problemi di salute gravi come l'insorgenza di tumori, cardiopatie, diabete. Una ricerca condotta dal CDCs americano tra il 2002 e il 2003 ha evidenziato che su circa 2500 soggetti, il 93% presentava BPA nelle urine. Una recente ricerca della Harvard School of Public Health ha dimostrato l'associazione tra l'uso di contenitori per bevande fatti di polibicarbonato e la concentrazione di BPA nelle urine.

 Le agenzie governative per la sicurezza alimentare sono divise sulla pericolosità del BPA. La FDA statunitense ha dichiarato sicura questa sostanza sulla base di due studi viziati da conflitto di interesse (Tyl et al. 2002; Tyl et al. 2008, entrambi finanziati dall'American Chemical Council) ed escludendo studi più recenti che associano l'esposizione a BPA al diabete e a malattie cardiovascolari. Una decisione controversa, tanto che alcuni stati americani hanno votato a favore di una legge per proibirne l'uso nei contenitori destinati ai prodotti per bambini sotto i tre anni. Il Canada, invece, nel 2008, ha dichiarato tossico il BPA e l'ha vietato nella produzione di biberon e contenitori di prodotti per l'infanzia; da quest'anno ne ha vietato l'impiego anche in tutti i contenitori per alimenti.

 In Europa, l'EFSA (che normalmente ratifica gli studi commissionati dalle multinazionali) ha fornito nel luglio 2008 un parere nel quale si afferma che i livelli di esposizione al BPA non sono fonte di preoccupazione. In un secondo parere, dell'ottobre 2008, l'EFSA ha rilevato che le ricerche che evidenziano associazione tra BPA e diabete e cardiopatie non forniscono informazioni sull'esposizione a lungo termine ed in definitiva non portano prove sufficienti a stabilire una relazione causale tra il BPA e le patologie in questione. Meglio, quindi, fidarsi degli studi sugli effetti del BPA sul sistema riproduttivo dei topi di Tyl et al.

 In questa situazione un po' confusa, ora entrano in scena gli spin doctors dell'industria chimica. Il Journal Sentinel ha riportato la notizia di un incontro tra i produttori di BPA per pianificare una strategia di comunicazione a favore del prodotto. Un meeting di 5 ore durante il quale si è arrivati alla conclusione che per vendere il BPA l'industria non può fidarsi degli scienziati, sempre più restii a mettere la loro reputazione a rischio, a causa anche dell'azione dei media pronti a rivelare i conflitti di interesse con le aziende chimiche. Un'efficace strategia di comunicazione dovrebbe quindi focalizzarsi sulle minoraze socialmente svantaggiate, quelle che fanno maggior uso di bevande in lattina e cibo in scatola, e sulle donne incinte.

Nelle prime diffondendo nei media storie dal messaggio chiaro: nei contenitori senza BPA il cibo rischia di essere contaminato; e nelle future mamme instillando la preoccupazione di non aver più a disposizione prodotti come il latte in polvere. Che fantasia...

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