lunedì 8 giugno 2009

L'illusione della democrazia

Prima che vi dicano che non votando avete dato una mano a Berlusconi - ma del resto il Pdl una bella legnata se l'è presa - ecco perché l'astensionismo è un comportamento più che razionale.

La scelta di votare normalmente viene vista come un diritto-dovere, il diritto-dovere di servire un interesse collettivo. Eppure esprimere una preferenza elettorale è un comportamento perfettamente irrazionale, perché la probabilità che un singolo voto influenzi il risultato elettorale è trascurabile, più trascurabile della probabilità di vincere al superenalotto. Allora perché tanta gente va a votare? Non perché il proprio interesse personale viene messo a servizio di un interesse collettivo, decidere per il bene del paese e mantenere vivo il meccanismo elettorale democratico, ma perché i cittadini credono che il loro voto conti indipendentemente da quello degli altri. Alla base, alcuni studi l'hanno dimostrato, ci sono due meccanismi egocentrici: l'illusione dell'elettore, per il quale si è portati a ritenere che la propria intenzione di voto possa influenzare gli altri elettori (una sorta di pensiero magico); e la convinzione che la propria decisione di voto sia indipendente da quella degli altri: se la sinistra sfiorasse un utopico 40% saremmo portati a pensare che il merito è nostro.

In più, in un sistema, proprio come da noi, in cui due partiti, senza idee, fanno regolarmente appello al voto utile è inevitabile che si presenti il paradosso dei due gelatai: due schieramenti che per rubarsi gli elettori convergono verso il centro e si assomigliano sempre di più, essendo convinti - a ragione tanto siamo politicizzati - che gli elettori più estremisti voteranno comunque sempre loro. Allora benvenuto un po' di sano e altruistico astensionismo, e d'altronde chi ci ha capito qualcosa di questa campagna elettorale?

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