Sono arrivate le prime stime del numero di italiani che potrebbero essere contagiati dal virus A/H1N1: 9 milioni nella prossima primavera che grazie ai vaccini dovrebbero scendere a 3-4 milioni. Qualche settimana fa c'era stata una polemica in UK per le dichiarazioni allarmistiche dell'analogo inglese di Fazio, sir Liam Donaldson, che aveva affermato che a fine agosto in UK si sarebbero registrati 100.000 contagi al giorno. Per il momento sia le previsioni inglesi che quelle italiane sono solo proiezioni, non si sa quanto attendibili, anche perché dipendono da quando si presenterà la successiva ondata (forse già a fine agosto?) e da quando i vaccini saranno disponibili - si dice ottobre, molto probabilmente non prima della fine dell'anno.
I vaccini. A che punto è la produzione? Su questo versante le notizie non sono buone. I ceppi virali identificati dal CDC e dagli istituti che collaborabo con il WHO hanno mostrato una crescita lenta. Al momento si sta cercando di preparare nuovi ceppi, nella speranza che questi producano una quantità maggiore di antigeni, ma nel migliore dei casi ci sarà un ritardo di un mese che però non dovrebbe non dovrebbe influire sulla tabella di marcia della produzione, perché nel frattempo dovrebbero comunque partire i trials clinici per testare l'efficacia e la sicurezza del vaccino.E in UK, dove la preoccupazione tra le gente inizia a diffondersi, si parla di una procedura fast-track di approvazione in pochi giorni, per avviare il prima possibile quella che sarà la più grande vaccinazione di massa degli ultimi 50 anni (ma non è difficile immaginare che i primi ad essere vaccinati saranno un tantino nervosi...)
Se però questi problemi persistono, sarà disponibile solo la metà dei vaccini necessari, con conseguente scelta prioritaria delle categorie da vaccinare e l'impossibilità di fornire il vaccino a chiunque ne faccia richiesta. Lo Strategic Advisory Group of Experts on Immunization del WHO ha suggerito di considerare, nel definire le priorità, come soggetti più a rischio: le donne incinte, le persone con problemi cronici di salute, i bambini, i giovani adulti sani, che rappresentano le categorie che finora sono state più duramente colpite dall'influenza suina. A questo punto però c'è anche l'annoso dilemma: i paesi ricchi con poche scorte aiuteranno i paesi poveri? Il WHO ha lanciato l'ennesimo appello a condividere parte dei vaccini. C'è da scommetterci che, nonostante le buone intenzioni a parole, rimarrà inascoltato.
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