In un interessante articolo sul Financial Times vengono rivolte molte critiche al WHO nel modo in cui gestisce le informazioni sulla pandemia.
Non sono molti gli specialisti di sanità pubblica che hanno il coraggio di criticare apertamente l'agenzia, qualcuno però lo dice chiaramente che il WHO ha molti dati a disposizione ma non li presenta: non è possibile sapere per esempio come di distribuisce l'infezione nei vari paesi per età, per sesso. Dai loro rapporti non è possibile capire cosa sta succedendo. Per esempio la distribuzione geografica dei casi di influenza non è mai uniforme, perché condizionata anche da fattori locali. Un'informazione quantitativa dettagliata, in particolare sui gruppi a rischio, permetterebbe di fare dei confronti regionali e capire se in presenza di picchi ci si trova di fronte a delle mutazioni del virus o a delle variazioni locali delle condizioni.
Tutto ciò sarebbe di enorme aiuto alla comunità internazionale, soprattutto per i paesi più poveri per i quali il WHO è la principale fonte di informazione sull'epidemia e che spesso non hanno la possibilità di partecipare alle (frequenti) conference calls organizzate con gli specialisti. I rapporti di questi incontri vengono fatti circolare con giorni di ritardo.
L'esempio emblamatico della volontà del WHO di non urtare troppo le suscettibilità politiche si ha avuto con la crisi dell'influenza aviaria, quando ai primi dettagliatissimi rapporti ne seguirono di sempre più brevi, fino a che il governo indonesiano decise di non seguire le linee-guida proposte e il WHO scelse di rimanere in silenzio.
Rendere accessibile a quanta più gente possibile un'informazione corretta è la lezione troppo spesso dimenticata dalle precedenti emergenze sanitarie. Ancora una volta è sul web oggi che si possono trovare oggi risorse importanti: per esempio Swine flu in Australia segue molto bene la situazione australiana con dati, grafici o science4dummies.
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