In questi giorni si è parlato del virus mutato, riscontrato prima in tre pazienti norvegesi poi in due casi francesi. A far più notizia è stato però un sostanziale silenzio sia del WHO che del CDC sulla mutazione
La mutazione D222G (o D225G secondo una diversa numerazione) era presente anche nel virus H1N1 che causò l'epidemia di spagnola, nelle epidemie del 1957, del 1968 e nell'influenza aviaria. Con questa mutazione il virus si replica nella parte bassa del polmone, causando polmoniti anche difficili virali da trattare. Attualmente si sta esaminando se anche in Italia a questa mutazione sia associato qualche decesso. E' infatti possibile che alcuni casi non sia stati correttamente associati al virus A/H1N1, perché per rilevare il virus mutato bisogna ricorrere a una biopsia polmonare (proprio per il fatto che il virus si replica nella parte bassa del polmone, il tampone naso-faringeo dà esito negativo). Ma la buona notizia è che questa mutazione rende il virus meno infettivo, e proprio per questo non è fonte di particolare preoccupazione, visto che è considerata una sorta di vicolo cieco nella corsa del virus.
L'altra notizia invece è che dopo aver registrato dei casi di influenza suina nei gatti, in Cina c'è evidenza di un due casi di influenza anche tra cani, mentre in Indonesia ci sarebbe un focolaio di influenza tra maiali in una fattoria della provicia di Kepulauan Riau nel Sud-Est del paese. Il mondo animale rappresenta un serbatoio naturale di ricombinazione dei virus. E il pericolo qui è che il virus A/H1N1 possa passare agli uccelli. E l'Indonesia è uno dei paesi (insieme ad altri del Sud-Est asiatico e l'Egitto) in cui è tuttora in corso l'epidemia di influenza aviaria.
Nessun commento:
Posta un commento