lunedì 23 novembre 2009

I dati falsificati, forse no, sul clima

Non sarà una coincidenza che ci stiamo avvicinando il summit di Copenaghen sul clima e che proprio in questi giorni sono state diffuse alcune email rubate da anonimi hacker nel server dell'università dell'East Anglia. Mail "compromettenti" che farebbero pensare ad un complotto ambientalista. The Air Vent, sito web degli scettici del riscaldamento globale, si sta impegnando nel duro lavoro di denuncia di questo scandalo (non dell'assalto hacker e del furto di messaggi di posta elettronica). Una lezione di etica, quella dei negazionisti, che viene proprio da chi è spesso legato all'industria petrolifera in modo poco chiaro e trasparente.

Come si spiega su Real Climate, il sito di riferimento per gli scienziati che si occupano di cambiamenti climatici, si tratta di una selezione, probabilmente molto accurata, di email dal 1996 al 12 novembre scorso. Ciò che è interessante, al di là di polemiche anche di carattere personale di cui si può leggere tra le righe, è ciò che non è contenuto in quei messaggi. Dalla loro lettura infatti non emerge nessuna cospirazione internazionale per imporre un'emergenza climatica, in quelle mail non si parla di surriscaldamento globale come di un inganno, soprattutto non si parla di falsificazione dei dati.

Quest'ultima accusa è stata lanciata in relazione all'utilizzo della parola "trick", trucco, che però, viene spiegato, è un termine usato in maniera molto "easy" per descrivere una trovata che permette di risolvere qualche grattacapo. Ed effettivamente trick è una delle parole in senso buono più utilizzato in discussioni e mail che non hanno in genere carattere formale.

Quel che viene fuori da questa corrispondenza è invece il fatto che la maggioranza del mondo scientifico è d'accordo nel parlare di surriscaldamente globale, ma magari dissente su alcuni dettagli su cui intavola discussioni anche accese; spesso esprime frustrazione per come un lavoro viene piegato alle esigenze politiche di parte, e si lamenta e per come i media ne distorcono il messaggio.

Vero è che nel mondo scientifico non sono una novità le storie di falsificazioni dei dati. La più famosa e recente è quella di Woo Suk Hwang, lo scienziato sudcoreano che aveva dimostrato come fosse possibile produrre cellule staminali ad hoc per pazienti con lesioni al midollo spinale e che pubblicò alcuni articoli su Science falsificando i risultati. Attualmente sta scontando una condanna a 2 anni di reclusione per aver acquistato illegalmente ovuli umani per le sue ricerche; ma la frode ai danni della comunità scientifica è rimasta impunita.

Ancora una vota, questa strana vicenda, soprattutto perché l'argomento è così facile ad essere piegato agli interessi politico-economici del momento, è un richiamo ad essere completamente trasparenti nei dati, nei metodi, nella dichiarazione dei conflitti di interesse.

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