Dev'esserci una certa massa che non vediamo, perché altrimenti non si riesce a spiegare come mai le galassie non si disfano e la luce degli oggetti più lontani viene deviata in un modo ben preciso.
Però è invisibile appunto: e per questo la chiamano Materia oscura e dovrebbe essercene almeno quattro volte quella visibile.
Si è provato in diversi modi a rivelarne la presenza. Si costruiscono grossi rivelatori e si aspetta che una particella di materia oscura interagisca con essi.
La Terra è continuamente attraversata da un flusso di particelle di materia oscura: un foglio di carta è attraversato ogni secondo da 50 milioni di particelle di materia oscura che passano attraverso sia il foglio, attraverso chi lo tiene in mano e attraverso l'intero pianeta senza interagire con la materia.
Generalmente i rilevatori vengono costruiti in zone non contaminate, in miniere o gallerie a centinaia di metri sotto terra. Li si porta a temperature bassissime e si studiano i segnali emessi ogni qualvolta qualcosa interagisce con essi. Il più delle volte si tratta di neuroni prodotti da radioattività naturale: background.
Un esperimento americano Cryogenic Dark Matter Search, si sta svolgendo in una miniera del Minnesota (Soudan). Il tentativo è quello di rivelare in maniera diretta la presenza di particelle di materia oscura, le WIMP (Weakly Interacting Massive Particles).
Nei giorni scorsi si era diffusa la voce sul web che il CDMS avesse trovato qualcosa di interessante, complice la programmazione, in contemporanea, di due seminari di presentazione dei risultati dell'esperimento al Fermilab ed allo SLAC di Stanford. Si pensava ad un grande annuncio.
I seminari, che si potevano seguire, non tanto bene, in web-casting hanno catalizzato molta attenzione (una radiocronaca si può trovare qui) e la scommessa sul web era l'annuncio della scoperta, o della rilevazione, della materia oscura: si scommetteva su tre eventi registrati dai rilevatori in Soudan.
E... gli eventi sono stati due (più un terzo molto vicino alla finestra di energia), a cui è associata una probabilità del 23% di essere dovuti al puro caso: un po' troppo alta per parlare di scoperta, ma come spiega JoAnne Hewett un risultato importante che potrebbe preludere alla scoperta della materia oscura in pochi anni.
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