lunedì 14 dicembre 2009

Train de vie


 Sì è vero, Baudelaire scriveva che i veri viaggiatori sono soltanto quelli che partono per partire, a volte però importa sapere dove il viaggio inizia, e la sua meta. Come il viaggio a bordo di un treno che dopo 17 anni riprende la sua corsa. Belgrado-Sarajevo. In carrozza.

"È passata la mezzanotte. Da un punto indefinito soffia il vento che alla gente assonnata e stanca del viaggio sembra più freddo e più forte di quanto sia realmente. In alto scorrono le stelle tra nuvole volteggianti. In lontananza, sui binari invisibili, si muovono, più o meno velocemente, luci gialle e rosse, accompagnate dal penetrante suono dei fischietti dei conduttori o dal sibilo lungo delle locomotive in cui noi viaggiatori portiamo la malinconia della nostra stanchezza e il peso di una lunga, sgradita attesa." (Ivo Andric, Racconti di Sarajevo).

Diciassette anni fa era un bel treno, l'Olympic Express: viaggiavano sciatori diretti alle piste olimpiche, uomini d'affari, giovani; e tutti erano jugoslavi. Oggi è lo stesso treno, invecchiato, più lento, che prova a riavvicinare due paesi divisi. Anche se le carrozze sono solo tre: una serba, una della città di Sarajevo, e una della ferrovie serbo-bosniache che viene sganciata nel territorio serbo della Bosnia-Erzgovina prima di arrivare a Sarajevo.

Non è facile dimenticare, ma ponti e treni ci mescolano un po' per dirci che siamo meno diversi di quanto immaginiamo.

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