E' stata una delle storie dell'anno appena passato, ed è una storia non ancora finita. Molta cronaca, pochi approfondimenti; dall'allarmismo delle prime settimane si è passati al silenzio. La prima pandemia del secolo è anche un po' la storia di come giornali e media, nel bene e nel male, hanno trattato la vicenda. Tra i giornalisti che hanno coperto meglio l'intera vicenda c'è sicuramente la canadese Helen Branswell che nel suo ultimo articolo fa una sintesi di questi mesi: dalla sorpresa iniziale (la scommessa della comunità scientifica era che la pandemia sarebbe stata scatenata da un virus H5N1) alla confusione delle prime settimane tra media e pubblico fino all'impressione generalizzata, ma piuttosto semplicistica, che la notizia sia stata una montatura.
Eppure la confusione dei primi giorni era reale e non solo mediatica ed era dovuta al fatto che gli scienziati erano confusi: con i nuovi strumenti informatici a disposizione per la prima volta è stato possibile seguire in tempo reale lo svilupparsi di un'epidemia influenzale, nell'impossibilità però di prevedere come si sarebbe sviluppata la situazione. E La stessa Branswell riporta l'opinione di alcuni esperti sanitari secondo cui la medicina oggi a disposizione ha mitigato qualcosa che avrebbe potuto assomigliare alla spagnola - anche se, per dirlo con certezza, ci vorrà ancora un po' di tempo: forse un anno o due, il tempo necessario di avere a disposizione tutti i dati e calcolare l'eccesso di mortalità confrontabile con quello dell'influenza di stagione.
In un'intervista di fine anno, il direttore generale del WHO, Margaret Chan, ha tirato le somme sui piani di e pandemici evidenziandone i punti di debolezza soprattutto in vista di : in particolare la difficoltà di produrre vaccino in quantità sufficiente per tutti i paesi e la difficoltà di comunicazione.
In Italia la comunicazione non è stata per nulla brillante, criticata anche da Peter Sandman, uno dei più noti comunicatori del rischio. In maniera errata (anche secondo il WHO) si continua a confrontare la percentuale delle vittime correlate all'influenza A (che prende in considerazione il numero di casi clinici confermati) contro lo 0.2 per cento delle vittime correlate alla normale influenza (che stima un eccesso di mortalità). I dati ufficiali riportano 193 decessi, concentrati in maggioranza nelle regioni meridionali. In particolare in Campania si è registrato il 25% (48) dei decessi e in Puglia il 15% (29), a dispetto del fatto che la popolazione campana rappresenta solo il 10% di quella italiana; mentre quella pugliese il 6% . Ancora nessuno dati alla mano sembra interessato a spiegare il motivo.
E nei prossimi mesi? Per il momento la pandemia si è rivelata poco virulenta, ma il fatto che il picco influenzale è stato superato non significa che la pandemia è passata. In UK a dispetto del fatto che è diminuito il contagio a livello di comunità si continuano a registrare casi mortali e un tasso di ospedalizzazione abbastanza elevato. Ma ancora una volta la parola d'ordine è cautela. Nessuno può dire se e quando ci sarà un'altra ondata.
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