Quando è grave l'epidemia di colera ad Haiti? E' gravissima. Gli ultimi numeri: 14.642 casi e 917 decessi. Ma si tratta di dati sottostimati. In alcune zone di Haiti i ricoveri sono sotto-notificati anche del 400%.
Le mappe di diffusione dell'epidemia fornite dall'OCHA e i report ufficiali del MInistero della Salute sono concentrati nella regione dell'Artibonite, nella zona di Nord-Ovest, e a Port au Prince. Ma ci sono altre zone dell'isola in cui sono scoppiati focolai non attualmente contabilizzati nelle statistiche ufficiali. L'allarme arriva dal blog di J.M. Wilson, Operational Biosurveillance - che riporta anche la notizia di evidenze che suggeriscono che l'epidemia ha attraversato il confine con le Repubblica Dominicana. Assumendo che i casi confermati da laboratorio siano 1/4 di quelli reali, questi ultimi potrebbero essere circa 60.000; ma sulla base di questa sotto-segnalazione, numeri più realistici potrebbero aggirarsi su 100.000 casi, anche se è molto difficile stimare la reale portata di questa epidemia che ha ampiamente superato la capacità delle strutture sanitarie di accertare la presenza di focolai in ogni sito segnalato ed analizzare ogni campione ricevuto.
L'uragano Tomas che ad inizio mese si è abbattuto su Haiti ha aggravato ulteriormente la situazione: i fiumi contaminati dal colera sono esondati alluvionando le tendopoli dei terremotati. Con la crescita esponenziale del numeri di casi - in un solo giorno l'ospedale di MSF nello slum di Cite Soleil ha contato 216 casi contro i 30 registrati negli ultimi 5 giorni - secondo alcuni esperti l'intera popolazione dell'isola (10 milioni di persone) è a rischio, principalmente perché gli haitiani non hanno un preesistente stato di immunità alla malattia che da oltre cent'anni non compariva.
In tutto questo però non bisogna dimenticare che il colera è sì una malattia devastante, capace di uccidere in breve tempo, ma è una malattia che può essere controllata. Quello che occorre è acqua potabile, sistemi fognari decenti e semplici misure di prevenzione come il lavarsi le mani col sapone o far bollire l'acqua prima di bere. Ed anche quando è contratta, se tempestivamente trattata, si cura con terapie di reidratazione intensa (la letalità si aggira intorno all'1%). Ma sono cose che mancano ad Haiti. Secondo uno studio del 2008 dell'Action Contre la Faim solo il 41% degli haitiani ha case con strutture igienico-sanitarie e solo il 51% ha accesso ad acqua definita "sicura". E nelle zone rurali queste percentuali scendono a meno del 5%.
Nessun commento:
Posta un commento