Quanta fatica a capire la protesta dell'Università.
"Giornata nera per il governo, battuto in Aula, contestato nelle piazze di mezza Italia. Il pretesto è l'Università, ma l'obiettivo è Berlusconi" si leggeva oggi sul Corriere.
E' così difficile capire che l'Università non è il pretesto? si fa così fatica a capire che protestiamo non per il nostro tornaconto personale o perché abbiamo qualche mira politica ma lo facciamo perché pensiamo veramente quello che tutti dicono solo a parole per cercare l'applauso? e cioé che il futuro, lo sviluppo di un paese passa per davvero attraverso la Ricerca e un'Università libera, aperta, pubblica.
Per me e per molti precari borsisti o assegnisti come me, il ddl Gelmini vuol dire andarsene via, in un altro paese; e allora è vero che dietro la protesta ci può essere un interesse personale. Ma a salire sui tetti, ad essere in prima linea, ci sono soprattutto i ricercatori strutturati. Avrebbero potuto barattare il rientro nei ranghi con qualche avanzamento di carriera ope legis, qualche fondo in più da destinare alle chiamate a professore associato. Eppure, malpagati come siamo tutti, non l'hanno fatto, dimostrando di essere realmente responsabili.
Sarà di questo che non si capicitano in Parlamento, abituati come sono a non farsi mancare mai qualche privilegio? Forse è per questo che si sospettano chissà quali strumentalizzazioni da parte della sinistra, dei centri sociali o chissà cos'altro; che non sembra proprio vero che tante persone credano, protestando, di aiutare a crescere il proprio paese. Che è un paese migliore della classe politica che ci rappresenta, arrogante e bugiarda.
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