Ho uno stipendio pari a 1.250 € al mese, che in una grande città del Nord Italia mi permette soltanto di vivere alla giornata.Non posso avere un figlio, perché il mio contratto scade prima di una gravidanza. [...]Non posso comprare casa, perché con un contratto a termine nessuna banca mi concede un mutuo. Non potrei comprarla in contanti, la mia casa, e tantomeno sperare di farlo tra 10 anni, visto lo stipendio che guadagno.
Barbara Spinelli, nel suo bell'editoriale su Repubblica invita a fara attenzione a questa politica sentimentale farcita di buonismi (cuore, monotonia, tedio) e intenti pedagogici:
c'è in essa un che di torbido: chi sta male, chi anela non al posto fisso ma a un'attività stabile, qualche colpa deve averla. Deve essere uno sfigato, un disgraziato (solo nella lingua italiana il disgraziato è un fallito). [...] nel 1798 Malthus scriveva a proposito del buonismo sociale, dell'utilità di scaricare la povertà sulle spalle dei poveri perché l'istinto riproduttivo s'attenuasse: "Ciascun uomo si sottometterà con aggraziata pazienza a mali che immagina provengano dalle leggi generali della natura; ma se la vanità e l'errata benevolenza di governi e classi alte si sforzano[...] di persuadere queste ultime che ogni bene è loro conferito da governanti e ricchi benefattori, è molto naturale che esse che attribuiranno ogni male alle stesse fonti. In queste circostanze, non ci si può ragionevolmente aspettare alcuna pazienza. Sicché, per evitare mali ancora maggiori, saremo fondati a reprimere con la forza l'impazienza, qualora s'esprimesse con atti criminosi".
Più banalmente servirebbe oggi qualche piccolo gesto concreto. Tutti conosciamo la storia del ministro tedesco che si è dimesso per aver copiato la tesi di dottorato. Sarebbe un gesto nuovo e apprezzabile se anche un vice-ministro italiano si dimettesse dopo che è venuta fuori la storia delle raccomandazioni che lo hanno portato (senza uno straccio di pubblicazione) a diventare professore ordinario a soli 29 anni.
Poi c'è il caso della figlia di un altro ministro (Elsa Fornero). Silvia Deaglio, 37 anni, professore associato a
medicina (università di Torino): si può senz'altro dire che rispetto alla media italiana ha avuto una carriera abbastanza rapida, ma non scandalosa come quella di Martone. Se si va a vedere il curriculum e le sue pubblicazioni, non si può liquidare con "ecco la solita raccomandata". Allora è un caso di accanimento contro il "figlio di" turno?
Il punto è che se hai una famiglia importante alle spalle, la tua carriera corre sui binari della normalità, si incappa difficilmente in persone meno qualificate, con meno titoli, meno pubblicazioni che passano davanti. E' questo quello che i nostri ministri non conoscono: la fatica, tutte le porte magicamente aperte davanti a figli di professori universitari, giudici, questori che per gli altri restano chiuse.
Vorrei consigliare, signori ministri: non pontificate spiegandoci come dobbiamo vivere perché impariamo ogni giorno ad essere un po' più flessibili noi che non vi abbiamo come genitori. Diteci piuttosto cosa volete fare voi, per risolvere in maniera concreta, i problemi di Lara e per ridurre tutte queste disuguaglianze sociali.
2 commenti:
Parole sacrosantissime...
grazie pim!
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