La motivazione ufficiale recita: "Doris Lessing, premio Nobel per la Letteratura perché questa cantrice dell'esperienza femminile, con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa".
Ma non avrà, piuttosto, ragione Stephen Budiansky, giornalista, autore de "Il carattere del gatto" quando afferma che "per i suoi tratti più esclusivi e affascinanti il gatto, non solo ha saputo sopravvivere per millenni, ma forse è anche riuscito nel suo complotto per impadronirsi del mondo"?
I gatti hanno accompagnato Doris Lessing in tutta la sua vita, dall'Iran alle terre selvagge dello Zimbabwe alla caotica Londra - e nel giardino della sua casa a Hampstead non manca la ciotola d'acqua per Yum Yum.
Il suo "Gatti molto speciali" è un ricordare tutti quegli animali conosciuti, con cui ha fatto un tratto di strada, che non rivedrà più. Un giusto premio che onora anche loro.
E tra gli adoratori di Bast e Freia ci sono molti Nobel. Sarà solo un caso?
Tra di loro, Einstein che amava moltissimo il suo Tiger.
Thomas S. Eliot, che scrisse numerosi versi su questi dei caduti in terra, dallo sguardo impenetrabile e concentrati in pensieri ultraterreni.
E poi Hemingway, cacciatore e aficionados delle corride, che si scioglieva in un'infinita tenerezza ogni volta che era in compagnia di un gatto. Nella sua villa cubana fece costruire una torre nella quale si riservò un piccolo studio all'ultimo piano, mentre a quello inferiore fece sistemare le cucce per i suoi amici.
In fondo, come ricordava Albert Schweitzer, Premio Nobel per la Pace nel 1952, i mezzi per sfuggire alle miserie della vita sono solo due: la musica e i gatti.
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