Bruno Schulz, per me, è il più grande scrittore polacco.
Ebreo di Drohobycz visse in un periodo in cui la vita di molti aveva poco valore. La sua si concluse nel 1942 a 50 anni nel ghetto del suo villaggio, ucciso per il capriccio di un ufficiale tedesco.
Schulz non lasciò mai la sua cittadina, tranne che per un breve periodo trascorso a Leopoli come studente di architettura. La nostalgia, l'angoscia lo riportarono presto alla sua piccola Drohobycz, scrigno di quel fantastico mondo che prende vita nei suoi racconti. (Le botteghe color cannella)
Uno dei più belli tra tutti, La via dei coccodrilli, è diventato nel 1986 film di animazione. Un capolavoro di 21 minuti dei fratelli Quay. (The street of crocodiles, 1986)
Ma cosa c'entra Bruno Schulz con l'autunno?
Ah giorno autunnale, vecchio bibliotecario briccone, sempre intento ad arrampicarsi su e giù per le scale in grembiule stinto e a gustare le confetture di tutti i secoli e tutte le culture [...] Vennero i tepidi venti della Moldavia, sopraggiunse quell'immensa monotonia gialla, quella dolce, sterile brezza dal mezzogiorno. L'autunno non voleva finire. [...] Nel silenzio di quei giorni, si trasformava impercettibilmente la materia delle foglie. Finché un bel giorno gli alberi si levarono avvolti in un fuoco di paglia di foglie completamente smaterializzate, in uno splendore lieve come il fiore della pula, come una pioggia di coriandoli multicolori: meravigliosi pavoni e fenici cui basta appena scuotersi e sbattere le ali per far cadere quelle piume stupende, più lievi della carta velina.(Autunno, da Il sanatorio all'insegna della clessidra)
Nessun commento:
Posta un commento