Tutto comiciò quando ero studente di medicina. Venimmo abituati gradualmente. Iniziammo guardando video di esperimenti su conigli anestetizzati e prendevamo nota dei risultati[...]
Quando iniziai il dottorato, frequentai un corso su come uccidere umanamente gli animali sotto anestesia[...]
Guardavamo un video in cui gente con maschera e camice sbatteva gli animali sul lato di un tavolo o gli spezzava il collo e poi discutevamo tranquillamente di etica.[...]
Terminati i 3 anni di dottorato, uccidere quotidianamente animali e non soffrirne per me era diventato qualcosa di normale. Ma sentivo di non essere la persona che avrei voluto.[...]
Sono alcuni estratti di un articolo pubblicato qualche mese fa sul Guardian, I was a vivisectionist
Ed è di qualche settimana fa l'ammissione di Gazenko, lo scienziato russo responsabile del piano animali spaziali, nell'ex Unione Sovietica:"Gli esperimenti su animali è fonte di dolore per tutti noi. Più passa il tempo e più questo mi dispiace: non lo farei più".
Ma i pentimenti sono sempre tardivi e i dati pubblicati a inizio novembre nella quinta relazione della Commissione Europea, segnalano un aumento del 3.1% di animali utilizzati rispetto al 2002.
Eppure si potrebbe fare a meno di sacrificare animali.
In un articolo apparso a settembre su Bioessays, Gill Langley fa diversi esempi di di valide alternative alla sperimentazione sugli animali. Si tratta di tecniche molto avanzate, come la coltivazione di tessuti in vitro, o modelli computerizzati come negli studi sull'ingegneria dei tessuti.
Anche negli studi sull'invecchiamento della popolazione, anziché ricorrere a topi cavia si possono utilizzare modelli matematici per simulare le interazioni tra fattori genetici ed ambientali; modelli che possono essere validati da studi epidemiologici su popolazioni umane.
Le tecniche di functional brain imaging possono essere utilizzate nella ricerca sul dolore e sui danni al sistema nervoso. Per esempio la Stimolazione Magnetica Transcraniale, che sospende le funzioni del cervello umano momentaneamente e reversibilmente, permette di utilizzare senza pericolo volontari umani in alcuni studi sul cervello, anziché danneggiare irreversibilmente il cervello delle scimmie.
Ma stranamente mentre in UK dimuisce l'uso di animali a fini sperimentali nell'industria, è invece la ricerca universitaria a farsi pochi problemi etici.
References
Gill Langley, Tom Evans, Stephen T. Holgate, Anthony Jones, Replacing animal experiments: choices, chances and challenges, Bioessays 29 (2007), 918-26.
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