giovedì 1 novembre 2007

La magia del cervello

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Las Vegas, dove il deserto non è un'illusione che si intravede tra i mattoni delle ultime case.Tra le luci colorate e i neon dello Strip, L'Associazione per lo Studio Scientifico della Coscienza ha tenuto il suo 11° convegno annuale.

Neuroscienziati, filosofi, cognitivisti, informatici. E maghi: The Amazing, The Great Tomsoni, Mac King, Teller. Perché la magia "è il gesto teatrale che lega la causa all'effetto; un effetto che non ha riscontro nella realtà fisica, ma che verosimile può esserlo nei nostri cuori".

Erwin Schrödinger, uno dei padri della meccanica quantistica, scriveva in L'immagine del mondo, che la coscienza è il teatro, l'unico teatro su cui si rappresenta tutto quanto avviene nell'universo. Il recipiente che contiene tutto, assolutamente tutto, al di fuori del quale non esiste nulla. Nell'interpretazione più ortodossa della teoria quantistica, la coscienza ha un ruolo centrale non solo nella costruzione dell'immagine del mondo, ma della stessa realtà.

Daniel Dennet, filosofo alla Tufts University (Massachusetts) dove dirige il Centro per gli Studi Cognitivi, nel bell'articolo pubblicato dal New York Times racconta invece che tutti i maghi alle prime armi conoscono una quantità di trucchetti da nulla che spesso sono sufficienti a creare una magia. E così fa Madre Natura, in definitiva l'ultima ciarlatana.

Che mente e materia siano irriducibili oppure no, Douglas Hofstader, l'autore di Gödel, Escher e Bach, nel suo ultimo libro I am a strange loop spiega che reale non coincide con materiale. Della realtà fanno parte le astrazioni, gli eventi del passato, la forma di un sorriso che si scolpisce nella nostra memoria e riconosciamo in un volto segnato dal tempo. E' la curva del sorriso del gatto del Cheshire che ormai lontano rimane sospeso nell'aria davanti ad Alice, in questo paese delle meraviglie.

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