La vita di Yuri Bandazhevsky è cambiata nel 1999 quando fu arrestato con l’accusa di aver preso tangenti per facilitare l’ingresso di alcuni studenti ai corsi universitari. Fu condannato a 8 anni di prigione. Capita nell'ex URSS con persone poco gradite al regime, i vecchi metodi...
Yuri Bandazhevsky allora era direttore dell’Istituto Universitario di Gomel ed aveva dedicato la sua attività di ricercatore a indagare le conseguenze sulla salute della catastrofe Chernobyl. Soprattutto aveva studiato l'effetto nel tempo delle piccole dosi di radiazioni (un argomento, quello degli effetti avversi degli inquinanti anche a piccole dosi, ed il loro possibile effetto additivo a distanza nel tempo, a lungo trascurato dalle grandi linee di ricerca). I suoi studi dimostrarono che il cesio 137, assorbito lentamente in piccole dosi attraverso il cibo, è responsabile di cardiomiopatie e di un processo di degenerazione che coinvolge il sistema immunitario, la mucosa gastrica, i reni.
Fece l'errore di denunciare la corruzione e gli sprechi dei fondi stanziati dal governo bielorusso per Chernobyl. Nel 2001 “Amnesty International” lo dichiarò prigioniero di coscienza e solo dopo la pressione di molte associazioni umanitarie fu amnistiato nel 2005.
I risultati delle ricerche di Yuri Bandazhevsky non sono citati nell'ultimo rapporto del WHO, che ha fermato il computo delle vittime di Chernobyl a 58, ed ha attribuito direttamente alla catastrofe, alla fine del primo semestre 2005, solo una cinquantina di decessi. Numeri che concordano con il rapporto IAEA redatto a pochi mesi dal più grande disastro nucleare della storia, e firmato dall'allora presidente Hans Blix, nel quale si affermava che l'industria atomica era in grado di sopportare una Chernobyl all'anno.
Piccoli numeri che sgranati come atomi alla lente del microscopio diventano le storie tragiche raccontate dalla giornalista Svetlana Aleksievic in Preghiera per Cernobyl. Con il sospetto che, quei numeri, non siano giusti. A contestarli non è solo Greenpeace. A criticare il rapporto del WHO sono anche Richard Garwin- fisico, una vera autorità nel campo dell'energia, da sempre sostenitore del nucleare- che ha parlato apertamente di una sottostima delle vittime, di dati dimenticati in un buco della memoria; ed altri ricercatori come Anders Møller, dell'Universita Pierre e Marie Curie, e Timothy Mousseau, biologo alla University of South Carolina.
Proprio questa settimana Yuri Bandazhevsky si trova in Italia (il 22 aprile era a Torino). La sua storia, insieme a quella di Vassili Nesterenko, è raccontata nel libro di Silvia Pochettino, Bugie nucleari, per ammonire i politici europei che flirtare con l'energia nucleare "is folly of the first order".
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