giovedì 5 giugno 2008

Google Health

Si chiama marketing applicato alla medicina. Si chiama Google Health, il motore di ricerca specializzato in informazioni mediche ora ufficialmente disponibile.
Certo l'idea è accattivante: avere a disposizione online la propria cartella clinica, accedere con un click a tutta l'informazione medica per avere raccomandazioni sanitarie su misura. E del resto il farmaco su misura del paziente-consumatore è il nuovo mantra della lobby biotech dominante:


"Nel nuovo modello di medicina, si potrà determinare il profilo di predisposizione alla malattia di ciascun singolo soggetto ed in presenza di predisposizione per una o più malattie monitorare l’evoluzione e realizzare interventi preventivi appropriati (sugli stili di vita, mediante l’uso di marcatori surrogati, di vaccini etc); se nonostante queste misure preventive la malattia raggiunge la fase clinica, il medico potrà ricorrere ad accertamenti diagnostici per verificarne la presenza e la gravità e sulla base di questi potrà selezionare la terapia più appropriato per la specifica condizione, monitorando successivamente la risposta terapeutica, gli esiti, la compliance del paziente, etc."
E' il nuovo approccio per cui tutto, dall'angoscia all'obesità, ha origini genetiche: se esiste una suscettibilità genetica a sviluppare un certo tumore in un ambiente inquinato, non si cura l’ambiente ma si prescrive il giusto farmaco.


Niente di male quindi se Google fornisce un utile strumento di ricerca. Se non che Google si finanzia con la pubblicità. E allora se consiglia una terapia o un'assicurazione privata potrebbe farlo per garantire gli interessi degli inserzionisti più che dei pazienti-consumatori.


Recentemente su BusinessWeek ha riportato una stima secondo la quale il mercato pubblicitario del web-based health search ammonta a circa un billione di dollari. Ed un altro recente studio della York University ha rivelato che le case farmaceutiche americane:"spends almost twice as much on promotion as it does on research and development, contrary to the industry’s claim[...] the U.S. pharmaceutical industry spent 24.4% of the sales dollar on promotion, versus 13.4% for research and development, as a percentage of US domestic sales of US$235.4 billion."


Se BigPharma spende più in pubblicità che in ricerca, è chiaro che i sistemi basati sul Personal Health Records interessino molti. Naturalmente la personalizzazione della medicina è un indubbio passo avanti: da numero tra tanti che eravamo siamo diventati persone uniche e insostituibili. Ma ora il rischio diventa quello di rimanere soli in quanto caso unico di fronte ad un sistema nel quale ricerca farmaceutica, analisi dell'informazione e gestione economico-finanziara sono integrate in un unico blocco.

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