lunedì 18 maggio 2009

Il segreto della felicità

Si chiamano studi prospettici longitudinali, vuol dire selezionare un gruppo di persone e seguirle negli anni con esami periodici per studiare fattori di rischio e malattie. Lo hanno fatto, per esempio, per le patologie cardiovascolari con lo Studio di Framingham.

Il Grant Study partì nel 1937 quando vennero selezionati 268 ambiziosi studenti di Harvard con lo scopo di seguirli nell'intero corso della loro vita attraverso carriera, matrimoni, divorzi, figli, nipoti, malattie, fino alla morte per capire il segreto di una vita lunga e appagante.

La ricerca è stata condotta in modo rigoroso, il protocollo prevedeva che ogni due anni i partecipanti compilassero un questionario con domande relative alla loro salute fisica e mentale, la famiglia, il lavoro. Ogni cinque venivano sottoposti a check-up e test psicologici, ed ogni quindici intervistati su ogni aspetto della loro vita.

 Compiuti i 50 anni, oltre un terzo del campione presentava sintomi di malattia mentale, dipendenza da alcohol e farmaci. Molti morirono prematuramente, alcuni suicidandosi. Eppure quando furono scelti, giovani, erano normalissimi. Da 42 anni, da quando è diventato il curatore dello studio, lo psichiatra George Vaillant partecipa da osservatore privilegiato alle esistenze di questi uomini. Mettendo per iscritto le sue personalissime note su come hanno reagito ai drammi personali e come si sono adattati al dolore e all'incertezza ne è quasi diventato il cantastorie, oltre che il depositario dei loro pensieri più segreti. I nomi, protetti dalla privacy, resteranno per sempre un mistero ma si sa che tra loro ci furono John Kennedy e uno scrittore famoso.

Il numero 141 era lo studente più promettente di tutti. Un'infanzia felice, figlio di un ricco dottore e di un'artista, si sposò e fece carriera all'estero. Smise improvvisamente di rispondere ai questionari - nell'ultimo, quando aveva 31 anni, scrisse che la cosa più rilevante emersa dalla sua figura mentale erano i dissidi interiori."Cosa ti è accaduto? Cominciasti a fumare e a bere, sei sparito, smettendo di rispondere alle nostre domande. Più tardi ci hanno informato che eri morto all'improvviso" annota Vaillant.

Il numero 47 è l'anti-eroe dello studio. Un giullare, un filosofo, una mente paradossale che proruppe immediatamente in tutta la sua personalità: "My family considers it a great joke that I am a 'normal boy'. Good God."  disse ai selezionatori. Alan Poe, come Vaillant lo soprannominò, fece i mestieri più disparati; scrivere era il sogno nel cassetto. Tre matrimoni, tre figli. E intanto aveva iniziato a bere. Forse diventò troppo tardi un attivista per i diritti gay. Disse a Vaillant, quando questi lo andò a trovare, che le persone considerate di successo dal Grant Study avevano le stesse caratteristiche di coloro che nel documentario di Marcel Ophuls, Le chagrin e la pitié, avevano combattuto a fianco dei nazisti. Ecco la tragedia personale degli uomini considerati convenzionalmente di successo. Nel 1946 dopo avere diligentemente compilato il suo questionario, pose le sue domande: In base a quali standard il Grant Study definiva una persona "adatta" ai tempi? Una persona felice? Soddisfatta di quel che aveva? Piena di speranze? Se gli uomini si erano adattati ad una società votata all'auto-distruzione, cosa provava lo studio su di essi? Per Vaillant era un depresso con la gioia di vivere. Morì a 64 anni: You literally fell down drunk and died. Not quite what the study had in mind.

Confrontando le parabole di quelle esistenze più o meno fortunate Vaillant è arrivato alla conclusione che:"L'amicizia, l'amore, i buoni rapporti con fratelli, sorelle, genitori sono la chiave della felicità. La felicità è amore. Punto e basta. " Anche se la sua affermazione sembra essere dettata più che altro dall'esperienza personale: il suicidio del padre, tre divorzi, un rapporto complicato con i figli.

Le vicende di Alan Poe e gli altri casi invece sono qualcosa che si allontana da ogni comprensione; troppo complesse, troppo ricche di sfumature sono storie di un romanzo senza trama. E la felicità di cui il Grant Study andava alla ricerca sembra soltanto un'eco che si perde nel progressivo chiasso introdotto dal caso.

   

L'articolo lungo ma bello pubblicato su The Atlantic.

2 commenti:

mchicapp ha detto...

bellissimo articolo. grazie.
forse la felicità sta anche nel sapersi accontentare di quello che si ha e, quando da ragazzi si è stati belli, ricchi, colti e intelligenti, si sono create troppe aspettative in se stessi e nel futuro.
che il successo arrida ai mediocri ne sono convinta oramai da molti anni, anche prima di berlusconi, tanto per capirci.

bourbaki ha detto...

grazie!