Il disastro della Deepwater Horizon è la Chernobyl americana. E' la tesi di Dmitry Orlov, l'autore di Reinventing Collapse:
Un'esplosione nella centrale nucleare di Chernobyl nel 1986 vomitò rifiuti radioattivi di tutta Europa (che fece nell'immediato 31 vittime, ndr); un' esplosione nella piattaforma di perforazione Deepwater Horizon sta vomitanto petrolio nel Golfo del Messico (che ha fatto nell'immediato 11 vittime e 17 feriti, ndr).
In sintesi, proprio come Chernobyl, il disastro della Deep Horizon pone delle sfide tecniche, amministrative e politiche senza precedenti.
Nel caso di Chernobyl, la difficoltà tecnica derivava dalla necessità di operare in presenza di alti livelli di radiazioni. Per spegnere il fuoco del reattore, furono lanciati da elicotteri sacchi di sabbia, con conseguenze letali per gli equipaggi (non informati dei rischi che correvano, ndr).
Nel caso di Deepwater Horizon, la difficoltà tecnica deriva dalla presenza di un flusso di petrolio, molto probabilmente mescolato a gas naturale, che sgorga a una profondità di 5000 piedi. [Orlov non lo riporta ma anche in questo caso potrebbero essere sottostimati i rischi a cui sono esposti gli operatori impegnati nei tentativi di bloccare la fuoriuscita di petrolio].
La sfida amministrativa nel caso di Cernobyl stava nell'evacuazione e il reinsediamento delle popolazioni urbani e rurali delle zone contaminate dalle radiazioni. L'effetto della massiccia fuoriuscita di petrolio da Deepwater Horizon può provocare una massiccia dislocazione all'interno delle comunità costiere, privandoli dei loro mezzi di sostentamento dalla pesca e dal turismo.
La sfida politiche, in entrambi i casi, è incentrata sulla incapacità della classe politica di riconoscere che lo sfruttamento di una fonte primaria di energia si basa su una tecnologia che non è sicura.
Proprio come il disastro di Cernobyl ha causato un danno irreparabile alla reputazione dell'industria nucleare così probabilmente il disastro della Deepwater Horizon farà con l'industria petrolifera.
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