lunedì 14 giugno 2010

Cape Town

Di Cape Town ricordo bene una strada sopraelevata non finita, che si interrompe, senza portare da nessuna parte, a qualche metro d'altezza. Un po' come da noi, che di strade fatte a metà ne sappiamo qualcosa, solo che lì sono arrivati fin quasi alla downtown dove c'è il Convention Centre. Poi sono finiti i soldi e la strada nowhere è rimasta come un simbolo.

E poi ricordo il Maitland. Il Maitland è... il Maitland sarebbe il cimitero più grande di Cape Town. Però il Maitland è... una lunga fila alla stazione degli autobus, nessuna faccia bianca in giro, e un angelo custode di nome Liezel. Poi, con le buste della spesa, una strada che passa in mezzo a vecchie lapidi, l'ombra di qualche pianta, a ricordare che vita e morte sono intrecciate come le radici di un albero.

Di là dal Maitland ci sono sobborghi dei black e dei coloured di Cape Town. Per tutta la sera Mariam racconta le storie dell'apartheid; loro coloured, con la pelle chiara, erano più fortunati dei black e non dovevano girare con una specie di passaporto per spostarsi nelle diverse parti della città, ma... "Ma può mai essere che non siamo tutti esseri umani? Il sangue non l'abbiamo tutti dello stesso colore? Invece, era tutto per i bianchi: strade, panchine, ambulanze, ospedali. Capisci?" Adesso c'è la libertà, ma c'è sempre come un confine: di qua i poveri, di là i ricchi.

E ' finita, la giornata, a indicare a un taxista loquace la strada del ritorno, figuriamoci io che mi perdo persino tra le vie dritte di Torino.

- Do you see there? The Lion's Head...

Dietro, tragico, il tramonto del sole d'Africa.

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