mercoledì 23 giugno 2010

La felicità della maturità

La ricerca della felicità? Hai un bel citare il sociologo polacco Bauman, la dichiarazione d'inpendenza degli Stati Uniti, ovviamente. Quando vi dicono che avete un diritto, è perché sotto c'è una fregatura. E la felicità è un qualcosa di talmente impossibile che si può anche garantire con un diritto, tanto... Insomma, è roba buona per un tema di maturità; la felicità non esiste.

Per più di 70 anni alcuni ricercatori hanno provato a carpirne la formula, osservando una coorte di studenti di Harvard. Il Grant Study, dal nome del suo finanziatore, partì nel 1937 quando vennero selezionati 268 ambiziosi studenti - ricchi, intelligenti, con le migliori prospettive - allo scopo di seguirli nell'intero corso della loro vita attraverso carriera, matrimoni, divorzi, figli, nipoti, malattie, fino alla morte, per comprendere il segreto di una vita lunga e appagante.

I risultati dello studio sono impietosi. Compiuti i 50 anni, oltre un terzo del campione presentava sintomi di malattia mentale, dipendenza da alcool e farmaci. Molti morirono prematuramente, tra questi molti i suicidi. Eppure quando furono scelti,da giovani, erano normalissimi.

Ed è leggendo tra le righe di quelle storie messe in fila una dietro l'altra - in un bellissimo articolo apparso su The Atlantic - che ne viene fuori che la felicità è sempre in quel qualcosa che manca, perduta nei set di una lunga partita; come l'ombra di Banquo, l'ombra di una notte senza sonno.

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