La ricerca della felicità? Hai un bel citare il sociologo polacco Bauman, la dichiarazione d'inpendenza degli Stati Uniti, ovviamente. Quando vi dicono che avete un diritto, è perché sotto c'è una fregatura. E la felicità è un qualcosa di talmente impossibile che si può anche garantire con un diritto, tanto... Insomma, è roba buona per un tema di maturità; la felicità non esiste.
Per più di 70 anni alcuni ricercatori hanno provato a carpirne la formula, osservando una coorte di studenti di Harvard. Il Grant Study, dal nome del suo finanziatore, partì nel 1937 quando vennero selezionati 268 ambiziosi studenti - ricchi, intelligenti, con le migliori prospettive - allo scopo di seguirli nell'intero corso della loro vita attraverso carriera, matrimoni, divorzi, figli, nipoti, malattie, fino alla morte, per comprendere il segreto di una vita lunga e appagante.
I risultati dello studio sono impietosi. Compiuti i 50 anni, oltre un terzo del campione presentava sintomi di malattia mentale, dipendenza da alcool e farmaci. Molti morirono prematuramente, tra questi molti i suicidi. Eppure quando furono scelti,da giovani, erano normalissimi.
Ed è leggendo tra le righe di quelle storie messe in fila una dietro l'altra - in un bellissimo articolo apparso su The Atlantic - che ne viene fuori che la felicità è sempre in quel qualcosa che manca, perduta nei set di una lunga partita; come l'ombra di Banquo, l'ombra di una notte senza sonno.
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