domenica 12 settembre 2010

Stephen Hawking, sogni e dilemmi di uno scienziato

La gente pensa che io sia un personaggio dei Simpsons.
E' bella e divertente l'intervista a Stephen Hawking, sul Guardian. Il grande fisico racconta che al mattino non riesce a fare nulla - la vecchia storia dei gufi e delle allodole anche se bisognerebbe capire cosa vuol dire per Stephen Hawking "I'm never any good in the morning" :)  - e che
Se ho in testa problemi sull'universo quando vado a letto, non riesco a staccare. Sogno equazioni tutta la notte.
Te le ricordi?
No.
Alla domanda su quale sia il dilemma etico più difficile che la scienza si troverà ad affrontare risponde che:
 riguarda l'ingegneria genetica. Presto sarà possibile aumentare in maniera notevole l'intelligenza e la durata di vita di alcuni individui. Loro e la loro discendenza postranno diventare una razza superiore. L'evoluzione non guarda in faccia alla giustizia sociale.
"Un altro problema davanti a cui ci troviamo" - spiega Brian Cox, fisico al Large Hadron Collider Project , intervistato insieme a Stephen Hawking- "è come fare lobby contro il taglio dei fondi di ricerca che si prospetta in autunno [in UK, ndb]: credo fermamente che una scienza in salute sia la base necessaria per un'economia sana e vitale per la nostra società e che questo dovrebbe essere tanto più sentito in tempi difficili". Un taglio dei fondi, aggiunge Hawking che non vive in una torre d'avorio, danneggerebbe l'intera comunità accademica il cui compito è preparare la prossima generazione di scienziati.
A proposito, Stephen Hawiking l'anno scorso a 67 anni ha lasciato la cattedra lucasiana di Cambridge per sopraggiunti limiti di età; un confronto impietoso con i baroni italiani che a settant'anni suonati sono ancora impegnati a dare un senso a tutto quello che non sono riusciti a fare.
Sarà retorica, però io mi chiedo se anche i nostri ministri capiscono questo e, in mezzo ai problemi della crisi, non dormono beati la notte ma si sognano numeri e bilanci; e si rendono conto che con la prossima riforma, un'università senza fondi di fatto estrometterà dalla ricerca, a prescindere dal merito, un'intera generazione. Ma pare non si facciano, anche loro, troppi problemi di giustizia sociale.

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