sabato 1 gennaio 2011

Scuola e disoccupazione secondo Stefano Zecchi

L'Università aperta a tutti, la Ricerca libera e indipendente sono un bene pubblico, prezioso come l'acqua.

Ci ho messo un po' di tempo a dare un senso logico al disgusto di questo articolo di Stefano Zecchi (ordinario di Estetica), pubblicato sul Giornale.
Bei tempi quando il famoso pezzo di carta dava il diritto ad entrare tra la gente che conta! Un lavoro importante, un bello stipendio: per molti era il biglietto da visita dell’emancipazione sociale.
Bei tempi, allora, oggi invece c'è un gran numero di laureati disoccupati, delusi e frustrati. E quale sarebbe la causa della disoccupazione di tutti questi giovani laureati secondo Zecchi?
È stato umiliato il lavoro dell’artigiano producendo così intellettuali disoccupati [..] Politica e sindacato hanno meticolosamente costruito l’idea che il diritto allo studio fosse il diritto a laurearsi
Non solo della politica e del sindacato, la colpa sarebbe anche dei genitori, quei genitori di umili origini tuttavia snob. Proprio così, la brillante analisi di Stefano Zecchi non riguarda la crisi del mercato, la precarizzazione e l'esternalizzazione del lavoro, la disoccupazione è colpa dei genitori snob (la parola snob è sparita dall'articolo ma è rimasta nella copia cache, che qualcuno al Giornale si sia vergognato? )

Voi avete sentito parlare dell’istruzione pubblica come di un diritto universale, sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, una conquista di liberazione dallo stato di bisogno e di soggezione. PerStefano Zecchi invece le famiglie operaie, le famiglie più deboli che pretendono che i loro figli possano studiare cadono nella meschinità dei piccoli borghesi.

Voi avete sentito parlare della Francia e della Germania che nonostante i tagli trovano il modo di investire sulla Ricerca? Avete sentito parlare della Ricerca come strumento progresso per un paese? Per Stefano Zecchi la soluzione alla crisi è l'artigianato! In questo paese socialmente fermo, dove i figli degli operai faranno con molta probabilità gli operai... leggere questo articolo fa pensare che il nostro filosofo abbia leggiucchiato, senza capire troppo bene, Josè Bergamin.

Preoccupato della disoccupazione, Stefano Zecchi? non sembra proprio, pare invece impegnato a delegittimare il diritto all’istruzione. In maniera più sottile di altri, Zecchi non difende la riforma Gelmini, dice semplicemente che la laurea è inutile. Chiede alle famiglie più povere di accettare il loro status di artigiani, di non volere migliorare socialmente: è quello che farà la riforma Gelmini limitando sempre più il diritto allo studio a chi non è povero. La crisi del mercato del lavoro non va affrontata investendo nella formazione dei giovani e nella ricerca: è un qualcosa invece di cui prendere atto, restringendo l'offerta formativa universitaria e spingendo i giovani non a qualificarsi attraverso lo studio ma a trasformarsi in artigiani. Siamo già oltre la difesa della riforma Gelmini.

Eppure, più di duecento anni fa in piena Rivoluzione Francese il matematico Condorcet sosteneva il diritto universale all’istruzione come fondamento libero e autonomo della cooperazione sociale e della partecipazione politica e l'importanza di sottrarlo ad ogni meschino interesse particolaristico.

Nessun commento: