sul cosiddetto contributo di solidarietà, l'ormai famigerato 5% sulla quota di reddito eccedente i 90.000 euro annui e 10% sulla quota di reddito eccedente i 150.000 euro annui
Ed ecco il lamento mediamente alto dell'italian top journalist GramelliniIl “contributo di solidarietà” [è] un’imposizione, insomma, che di certo non riguarda i comuni mortali, i precari, i disoccupati, i pensionati (tranne quelli “d’oro”), gli operai, i commessi, gli impiegati… Riguarda i lavoratori dipendenti che guadagnano circa 4.000 euro al mese, tredicesima inclusa. Riguarda, insomma, i direttori di giornale e i loro giornalisti “top”. Sarà per tale ragione che in questi due giorni sul Corriere della Sera e su altri quotidiani nazionali abbiamo potuto ammirare una potente campagna per la cancellazione del contributo. Per sostituirlo con cosa? Con l’aumento dell’IVA, un provvedimento che invece colpirebbe tutti, inclusi i precari, i disoccupati, i pensionati…
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