mercoledì 11 gennaio 2012

H5N1: un esperimento da fine del mondo

Se ne è parlato anche da noi della censura che il governo americano ha chiesto e, a quanto pare, ottenuto da Science e Nature su alcuni passaggi di due articoli scientifici relativi ad una ricerca sulla mutazione del virus della febbre aviaria H5N1avanzando la motivazione che avrebbero potuto consentire a gruppi terroristici di compiere bio-attentati. 
Giusto?  sbagliato? Su La Stampa, Piero Bianucci ha commentato in un editoriale: 
ancora una volta, la censura rischia l’autogol
spiegando come 
Il triangolo scienza-politica-informazione è delicato. La libera circolazione delle informazioni è un cardine della scienza pura.
Profondamente critico nei confronti dell'esperimento è invece l'editoriale del New York Times An engineered doomsdaypubblicato sabato 8 gennaio,  che giudica la ricerca molto probabilmente inutile e potenzialmente così rischiosa che sarebbe stato meglio non farla:  
the research should never have been undertaken because the potential harm is so catastrophic and the potential benefits from studying the virus so speculative [...] We cannot say there would be no benefits at all from studying the virus. We respect the researchers’ desire to protect public health. But the consequences, should the virus escape, are too devastating to risk. 
All'editoriale del Nytimes ha riposto dal suo blog il virologo americano Vincent Racaniello, che ribatte innanzitutto all'affermazione che il tasso di mortalità del virus H5N1 è ben al di sopra del 2% calcolato per la pandemia influenzale del 1918 che fece 100 milioni di vittime che si porta dietro la critica di "potential harm so catastrophic".


Racaniello infatti spiega che quasi il 60% dei 573 casi di influenza H5N1confermati dal WHO sono morte. Questo tasso di mortalità così elevato va però spiegato alla luce del metodo di calcolo. Secondo il WHO rientra nella definizione dicaso di influenza H5N1, un individuo che abbia una malattia febbrile respiratoria, esposizione nota al virus H5N1 negli ultimi 7 giorni, e la conferma da test di laboratorio di infezione da virus. E' altamente improbabile che tutte queste condizioni siano riscontrate nelle popolazioni rurali del Sud-Est asiatico, dove si conta la maggior parte delle infezioni H5N1. Quindi il numero di infezioni che divide il numero di decessi per H5N1 è molto probabilmente sottostimato, sovrastimando di conseguenza il tasso di mortalità. Quando il virsu H5N1 sia realmente fatale è difficile dire. 


La  seconda critica del Nytimes riguarda il valore della ricerca:
è altamente improbabile che il virus muti in natura come osservato negli esperimenti controllati di laboratorio, per cui i benefici della ricerca sembrano marginali.
Eppure, spiega Racaniello, è noto che le mutazioni osservate in esperimenti di laboratorio possono essere identificate in natura. Per esempio, le mutazioni identificate nel virus dell'influenza H5N1 che si trasmettono tra i furetti negli esperimenti di laboratorio sono state osservati in natura tra gli animali. Il fatto è che nessuna particolare mutazione virale è improbabile, data l'enorme varietà presente.


Due dei farmaci attualmente utilizzati, Tamiflu e Relenza, agiscono inibendo l'enzima neuraminidasi del virus. La funzione di questo enzima è quella di permettere ai virus di diffondersi da cellula a cellula. Se le mutazioni in questa proteina portano alla trasmissione per via aerea del virus tra i furetti, potrebbe risultare alterata anche la sensibilità ai farmaci. Altre variazioni del virus H5N1 potrebbe alterare il profilo proteico, rendendolo più resistente ai vaccini. Queste, sostiene Racaniello, sono solo due delle molteplici ragioni per cui studiare il virus H5N1 produrrebbe una grande quantità di informazioni utili. E come osservato da un gruppo di virologi su un articolo del Washington Post, " i nuovi dati forniscono informazioni preziose per approntare un sistema di sorveglianza e aiutare a delineare i principi di trasmissione del virus tra le specie."


Allora ricerca sì, ma censurata? con di dati condivisi solo tra alcuni laboratori selezionati? No perché limitare la disseminazione delle informazioni scientifiche ad alcuni "sofisticati" laboratori serve solo a impedire il progresso. Nessuno può prevedere quale laboratorio o quale scienziato farà l'esperimento decisivo. In definitiva l'editoriale del Nytimes è solo l'ultimo esempio di come non si dovrebbe discutere di una ricerca - e  cioè immaginando  scenari da fine del mondo anziché mettendo sul tavolo fatti scientifici.




  

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